Si chiama Nicola Mette, ed è un artista sestese originario della Sardegna. In questo periodo di quarantena ha voluto lanciare un’iniziativa nel suo studio-abitazione di Sesto San Giovanni. Il titolo è ‘Quarantena’ ed è un progetto grafico e performativo.
«Una ‘Quarantena’ che vuole esprimere quello che ormai provano buona parte delle persone del mondo, isolate all’interno delle proprie case a causa di un virus invisibile che colpisce il nostro corpo», spiega Mette.
E il corpo dell’artista al momento si presenta nascosto e imprigionato tra le mura della sua casa. Per rappresentarlo, Mette ha costruito una casa e una catena in cartone, l’unico materiale che è riuscito a reperire.
«Incatenato ad una casa, in un isolamento forzato, in piena pandemia, voglio testimoniare quello che accade nel mondo – racconta l’artista -. Il virus allontana le persone, mettendone in difficoltà il corpo e i sentimenti, creando convivenza forzata delle famiglie, esponendo il corpo delle donne a rapporti di coppia violenti, un virus che lascia le persone da sole negli ospedali, un virus che se la prende con i più deboli e vulnerabili, un virus che crea ansie e preoccupazioni.»
Il corpo dell’artista diventa pericoloso per il pubblico e viceversa il pubblico pericoloso per l’artista. Nicola Mette rappresenta il proprio isolamento incatenato a una casa che trascina forzatamente verso una libertà voluta da tutti. La casa e le catene realizzate in cartone verranno bruciate dall’artista una volta che la pandemia sarà debellata, «con una performance/azione che vuole ricordare le tante vittime che questo virus ha ucciso in silenzio e festeggiare la libertà di uscire dalle nostre case, spezzando le nostre catene», conclude Mette.