Anche La Fondazione La Pelucca di Sesto San Giovanni, come altre Rsa, si è ritrovata nell’occhio del ciclone a causa dell’emergenza coronavirus. Nei giorni scorsi il Partito Democratico aveva denunciato la presenza di casi all’interno della struttura e aveva richiesto chiarimenti all’amministrazione.
Ora a esprimersi è lo stesso istituto geriatrico. «La trasparenza nella cura degli anziani ha sempre caratterizzato l’agire della Fondazione e, anche in questo stato emergenziale, la comunicazione e il coinvolgimento dei parenti è stata oggetto di particolare attenzione», dicono dalla fondazione.
A oggi il bollettino riporta 17 febbri in via Campanella e 17 febbri in Boccaccio, mentre sono scomparsi i sintomi febbrili in 7 ospiti. «L’esito complessivo dei tamponi sinora effettuati è di 4 negativi, 25 positivi, 1 debolmente positivo. Purtroppo a oggi si contano 3 decessi di ospiti risultati positivi al tampone, anche se il totale dei decessi del 2020 è in linea con la media degli anni precedenti», sottolineano dalla Onlus.
La Rsa ha fatto sapere che come prima azione dal 24 febbraio, per garantire la sicurezza e la protezione di ospiti e operatori sono stati limitati gli accessi ai parenti, in accordo con la direzione sanitaria.
Dl 1° marzo è stato chiuso totalmente l’accesso alla struttura ai parenti e, in sostituzione alle visite dei familiari, sono state programmate videochiamate gestite dal personale interno, sotto il coordinamento degli educatori. Questa attività, definita ‘videochiAMAMI’ è svolta con i tablet disponibili: all’inizio 3, e successivamente potenziati a 7 grazie ad una donazione ricevuta.
Lo standard minimo garantito attualmente, durante questa situazione di emergenza, è di una chiamata a settimana. «Dotazione di auricolari individuali per ospite per effettuare chiamate telefoniche ai parenti – spiegano dalla Fondazione – in caso di ospiti con sintomatologia Covid alla comunicazione con la famiglia è dedicata una particolare procedura per il costante contatto tra i sanitari della Fondazione e i parenti degli ospiti».
Sono stati distribuiti i dispositivi di protezione individuale agli operatori e si è attivato il monitoraggio della temperatura degli operatori all’accesso al lavoro, fissando come standard interno la soglia di allarme a 37°. È stato implementato il servizio di pulizia e sanificazione ordinario aggiungendo una detersione speciale giornaliera con prodotti specifici per la sanificazione delle superfici a maggior rischio contaminazione da parte del personale addetto.
Le prime febbri nella struttura si sono manifestate il 27 marzo e da quella data sono stati effettuati gli isolamenti (indipendentemente dalla diagnosi post tampone di Covid) degli stessi dagli ospiti che non presentavano sintomi febbrili. «Come richiesto da Ats è stata attivata una convenzione con l’infettivologia del San Raffaele dove i medici della Fondazione hanno la possibilità di un consulto al bisogno. Per non sottoporre a ulteriori rischi gli ospiti trasportandoli in ospedale è stato attivato un servizio di radiodiagnostica a domicilio presso la Fondazione e a carico della stessa».
È stato tenuto sempre aperto un canale di comunicazione diretto con tutti gli attori coinvolti e, in particolare, sono stati tenuti informati i parenti degli ospiti e le organizzazioni sindacali dei dipendenti.
Al comitato ospiti e parenti della Fondazione è stato inviato un bollettino informativo dall’8 aprile. Il 9 aprile è stata effettuata una call con 26 componenti partecipanti e in quella occasione si è deciso di informare il comitato tramite un bollettino bisettimanale. La Fondazione è al momento in attesa di reperire ulteriori tamponi per l’effettuazione e l’invio presso il laboratorio indicato da Ats.
«Il presidente e il consiglio ringraziano in questo momento così difficile il personale che con dedizione e professionalità si prende cura quotidianamente dei nostri anziani», chiosano dalla Fondazione.