Nei primi mesi del 2020 il termovalorizzatore di via Manin si spegnerà. È il cuore dell’operazione da quasi 50 milioni di euro, che vedrà il Gruppo Cap trasformare l’impianto e l’area sestese in un polo di riciclo dei rifiuti e di produzione di energia a basso impatto ambientale. I lavori dureranno due anni e saranno divisi in due fasi: entro marzo 2022 sarà completata la struttura che produrrà biometano ed entro marzo 2023 ci sarà la conclusione dell’impianto termico per il trattamento dei fanghi. Così, mentre si costruirà un nuovo impianto, parallelamente si avvierà una linea di trattamento dei rifiuti umidi (forsu). «Si tratta della più grande riconversione in Italia e forse anche in Europa di un impianto simile – ha annunciato Alessandro Russo, presidente di Cap Holding -. Cambiano i parametri: la sfida sarà produrre più umido e non più indifferenziata come oggi. Si andranno a smaltire tutti i fanghi di Cap con nuovo impianto di trattamento termico. Useremo anche l’impianto di depurazione per trattare la frazione umida dei Comuni soci e produrre energia. È una nuova visione di economia circolare». È stata stimata una riduzione del 76 per cento dei fumi e per la forsu saranno smaltite sulle 30mila tonnellate all’anno, vale a dire il consumo esclusivo dei Comuni soci (Sesto, Cologno, Pioltello, Segrate, Cormano) di Core, attuale gestore del termovalorizzatore. Cap sosterrà un impegno da 47 milioni di euro: la trasformazione del forno ne vale 34,5 e la nuova linea forsu 12,5 milioni, con risparmio del 25 per cento che sarà lo stesso sulla tariffa dei cittadini. Oltre al cantiere ci sarà un’operazione societaria: Cap acquisterà il termovalorizzatore, che diventerà un pezzo della gestione dei fanghi, e acquisirà anche l’80 per cento delle partecipazioni di Core per 1,6 milioni. I 47 lavoratori di Core saranno tutti reimpiegati nel nuovo polo. Dopo la presentazione del progetto preliminare, ci sarà l’adozione da parte dei consigli comunali di tutti i Comuni soci.