Potrebbe definirsi sindrome da Nazionale di Calcio, dove tutti o quasi sono allenatori e dicono la loro su chi o meno debba giocare o essere convocato.
Cosa ben diversa e molto più seria, invece, con il Coronavirus, dove in questo caso ci si sente medici, virologi e perché no, anche un po’ primari. Fasi delicate, dove spesso certe vicende non sono commentabili, da noi non addetti ai lavori, all’oscuro della medicina. Parlare e raccontare a ruota libera quello che accade, alterando o modificando determinate situazioni non può fare che male, alimentare ulteriore panico e confusione tra la gente.
Non è sufficiente essere un bravo avvocato, commercialista, critico d’arte o vattela a pesca per dire la propria qua o la per l’Italia. Perché non attenersi a quello che dicono gli esperti del settore, così come facciamo tutti noi quando ci rivolgiamo al medico per un malessere fisico, qualunque sia la patologia, stessa cosa quando andiamo dall’artigiano per un problema a casa o roba del genere?
Ecco, la fiducia che si ha in quei casi per entrambe le professioni, oggi la si dovrebbe avere per lo specialista, ascoltare e fidarsi. Lo scienziato studia, dice, consiglia e la politica applica. E noi? Una cosa possiamo farla, evitare di vedere in tv, coloro che di mestiere fanno altro e nella circostanza si sfidano a chi la ‘spara più grossa’, alimentando un altro virus, quello del panico.
L’editoriale del Gazzettino Metropolitano è a cura del direttore Marco Fabriani