Coronavirus: la solidarietà è di casa nel Nordmilano

Sono quasi due mesi ormai che si è diffusa la consapevolezza di un nuovo coronavirus, che per ora ha causato oltre mille morti in totale, tutti deceduti in Cina a parte uno, che si trovava nelle Filippine.

Spesso si sente parlare di «nuovo coronavirus»: i coronavirus conosciuti, che arrivano da mammiferi e uccelli e in alcuni casi riescono a trasmettersi agli esseri umani, sono infatti sette in totale, compreso il 2019-nCoV, quello scoperto ultimamente in Cina. Assieme al virus però, si è diffusa velocemente una psicosi che ha portato al crollo di una grossa fetta dell’economia italiana che si fonda sulle imprese cinesi.

Nelle ultime settimane anche il sindaco di Milano Beppe Sala ha espresso preoccupazione per la sfiducia verso le imprese cinesi, sottolineando che: «Ogni mese il turismo cinese porta a Milano 300 milioni di euro tra alberghi, shopping e ristoranti. Oggi siamo a meno 40 per cento rispetto al periodo precedente al virus», ha detto citando dati che gli sono stati comunicati da Confcommercio. Per ora, si sa che il nuovo coronavirus si trasmette da persona a persona, di solito in seguito a contatti stretti, in famiglia, tra amici, negli ambienti di lavoro e in luoghi molto affollati.

Il consiglio degli esperti, ad oggi, è quello di lavarsi spesso le mani con acqua e sapone, per almeno 30 secondi. Una prassi da seguire soprattutto se ci si trova in luoghi dove è certa la presenza del virus. In Italia si contano tre persone che hanno contratto il virus (uno dei Paesi Europei in cui si è diffuso meno). Questi sono due turisti cinesi, marito e moglie, in terapia intensiva e sempre con prognosi riservata ma in condizioni stabili, e quello di un informatico 29enne di Luzzara (provincia di Reggio Emilia) che vive in California ed era stato in Cina per vedere la fidanzata cinese: le sue condizioni sono buone, ha sintomi leggeri. La maggior parte degli immigrati cinesi in Italia sono infatti persone residenti nel Paese da moltissimi anni, che non hanno frequenti e stretti contatti con la famiglia in Cina.

Un esempio eclatante è quello di Lu Rong Yi Alberto, fondatore della squadra di calcio Sesto 2012, vicepresidente dell’Asd Cinisellese e vicepresidente della comunità cinese a Milano dal 1986. Lu Rong è originario di Wenzhou e vive in Italia da 35 anni. «Devo dire che per la comunità cinese nelle ultime settimane è stata davvero dura – racconta Lu Rong – soprattutto a Milano, dove la presenza di ristoranti e bar gestiti da cinesi è fortissima. Ci sono stati alcuni quartieri di Milano, come quello di via Paolo Sarpi, lasciati deserti. Questo porta sicuramente un danno ingente all’economia, che se crolla per tre mesi consecutivi farà poi molta fatica a risollevarsi».

Il problema, secondo Lu Rong, sono i termini con cui è stato definito il nuovo coronavirus: «Inizialmente si è parlato di ‘virus cinese’, il che ha creato una psicosi generale». Nonostante a Milano in molti stiano evitando locali gestiti da persone cinesi, il Nordmilano sembra stia dando una lezione di civismo: «Qui a Sesto non abbiamo registrato grandi cali per ora – assicura Lu Rong – e oltre alla vicinanza del sindaco di Milano, abbiamo ricevuto anche quella del sindaco di Sesto e della comunità di abitanti che ci circonda».