Il programma AktionT4 è stato ideato dalle forze naziste per mettere fine alla vita di migliaia di persone disabili, soprattutto psichici, durante gli anni della II Guerra Mondiale. Una raccapricciante pagina di Storia che per molto tempo è passata in secondo piano rispetto agli altri crimini perpetuati dal regime nazista.
Una delle poche persone che ha avuto il coraggio di parlare della cosiddetta ‘eutanasia nazista’ è stato uno psichiatra tedesco, Michael Von Cranach. Arrivato alla direzione dell’ospedale di Kaufbeuren, Von Cranach scoprì, leggendo le cartelle dei pazienti deceduti, che proprio in quello ospedale 2.400 persone erano state vittime dell’Aktion24. Complici i medici, gli infermieri e i tecnici.
«All’epoca, i malati psichiatrici non erano trattati come persone, era stato quindi più semplice dimenticare lo sterminio attuato dai nazisti. Persino le famiglie delle vittime avevano dimenticato quanto successo», racconta Von Cranach, che da quel giorno ha iniziato a parlare con la stampa, i colleghi medici e i ragazzi nelle scuole, diventando una figura chiave nella ricostruzione della vicenda. «Lo sterminio è stato attuato in due fasi – spiega lo psichiatra – si pensa che la prima, dal 1939 al 1941, fosse stata una prova generale del piano di sterminio messo in pratica con l’Olocausto. I malati venivano prelevati dai manicomi e portati in 6 campi posti in varie zone della Germania, lì erano uccisi con il monossido di carbonio nelle camere a gas. Che questa fosse una sorta di ‘prova generale’ dell’Olocausto, lo dimostra il fatto che medici e tecnici coinvolti nel ’41 sono stati mandati a lavorare proprio nei campi di sterminio. Dall’estate di quell’anno parte la seconda fase di AktionT4: l’eutanasia centralizzata. Uccidevano i malati nei manicomi con iniezioni di barbiturici e una dieta talmente organizzata che in 3 o 4 mesi morivano di fame».
I numeri dell’operazione sono impressionanti: solo in Germania si contano 230mila vittime, 70mila in Europa dell’est. In Italia, alcune centinaia di pazienti psichiatrici vengono deportati dalle SS ma non se ne conosce il numero preciso.
«Bisogna raccontare questa storia per ridare la dignità a chi è stato ucciso e a tutti i pazienti psichiatrici, che meritano di essere trattati con il rispetto che si deve a tutte le altre vittime dell’odio nazista», conclude il medico, che mercoledì 29 alle 21 sarà ospite della proiezione del film a tema ‘Nebbia in agosto’, organizzata dal laboratorio di inclusione sociale L-inc in collaborazione con il Comune di Cinisello Balsamo al centro Culturale Il Pertini.