Questa volta una riflessione legata ai mestieri che, ahimè, sono in via di estinzione almeno per noi italiani. Chi tra i più anziani non ricorda l’apprendistato, oppure il cosiddetto ‘impara l’arte e mettila da parte’? Addirittura molti dei nostri genitori ‘pagavano’ gli artigiani per insegnarci un lavoro.
Qualcuno dirà ‘storie di altri tempi’, sì, ma con un mestiere in tasca, una professione e le mani d’oro. E poi c’era la scuola professionale di arte e mestiere, oggi sempre meno: tornitore, saldatore, elettricista, meccanico, elettrauto e così via, pronti ad andare con le proprie gambe. Per non parlare del fabbro, falegname, idraulico, carpentiere, muratore, pittore edile e altro ancora. Artigiani d’Italia capaci con una pinza, un cacciavite e un martello di fare grandi cose.
Oggi nessuno dei nostri figli lo si può considerare un artista del settore, in grado almeno di cambiare una presa o mettere due stop a casa per fissare uno specchio o un quadro. Le aspirazioni sono ben altre, senza sporcarsi le mani, per carità. Il lavoro è fatica, soprattutto se poi si fa l’artigiano o l’operaio. Meglio laureato, anche se disoccupato e senza un mestiere. Ma intanto la politica pensa a far votare i diciottenni al Senato.
L’editoriale del Gazzettino Metropolitano è a cura del direttore Marco Fabriani