Monza, omicidio Lorena Radice: il marito la uccise e inscenò un suicidio

È la mattina del 26 dicembre 2006 a Monza quando Lorena Radice viene trovata morta nel suo letto, soffocata con un sacchetto di plastica sulla testa. A fare la macabra scoperta è il figlio di 10 anni. La 45enne, erede della famiglia Radice, da qualche anno guida l’omonima azienda di Cinisello Balsamo specializzata in meccanica navale.

Un matrimonio tormentato
Sposata da 15 anni con Nazareno Caporali, vive all’interno di un matrimonio mai davvero decollato che però le ha regalato 2 figli. Donna riservata che, sebbene i litigi fossero frequenti, non contemplava l’idea del divorzio, profondamente legata ai suoi valori religiosi. Tuttavia, durante il processo, emergono alcuni aspetti della loro vita di coppia attraverso registrazioni segrete fatte da Caporali, in cui Lorena Radice lo accusa di essere passivo-aggressivo, mentre lui la descrive come ‘problematicamente anaffettiva’.

La notte dell’omicidio
Secondo Caporali, il giorno di Natale del 2006 la moglie avrebbe scoperto che lui aveva da qualche tempo una relazione con un’altra donna. La scoperta avrebbe dato il via a un acceso confronto, durante il quale Caporali registra parte della lite. Secondo la sua versione, intorno alle 6 del mattino, si sarebbe allontanato dalla camera lasciando la moglie apparentemente tranquilla. Ma poche ore dopo loro figlio trova la madre morta, evento che sconvolgerà la sua vita.

Processo e ricostruzione dei fatti
Con l’avanzare delle indagini, l’ipotesi del suicidio perde solidità. Secondo l’accusa, la posizione composta del corpo non corrisponde agli spasmi e convulsioni tipici della morte per soffocamento. Inoltre, il sacchetto che copriva il volto della donna non presenta tracce biologiche compatibili con un suicidio, portando i periti a ipotizzare che Caporali possa aver usato un altro sacchetto per soffocarla, inscenando poi il suicidio. Frammenti di sacchetti trovati sotto il letto confermerebbero, secondo l’accusa, una messa in scena premeditata.

Condanna
Caporali si dichiara innocente per tutta la durata del processo, sostenendo di aver amato sua moglie e di non avere alcuna responsabilità nella sua morte. La difesa contesta le conclusioni dei periti, ma l’impianto accusatorio basato su numerosi indizi porta comunque alla condanna. Caporali viene condannato alla pena dell’ergastolo nel 2009, confermata anche in sede di Appello.