Alessandro Impagnatiello era capace di intendere e di volere quando uccise con 37 coltellate la sua compagna incinta di 7 mesi nel loro appartamento di Senago.
A dichiararlo è la perizia psichiatrica richiesta lo scorso 10 giugno dalla Corte d’Assise. Sono stati incaricati lo psichiatra forense Pietro Ciliberti e il medico legale Gabriele Rocca. Impagnatiello ha «tratti di personalità narcisistici e psicopatici», ma non «psicopatologici», capace di ricostruire la dinamica dell’omicidio della fidanzata con «piena lucidità, senza confusione», spiegano gli esperti nel documento. Secondo l’analisi dei periti l’ex barman non poteva accettare lo ‘smascheramento’ della sua doppia vita.
Nessun problema di natura psichiatrica quindi, ma una «dimensione rabbiosa». Ciliberti e Rocca avevano chiesto 90 giorni per stilare la perizia e hanno incontrato Impagnatiello tra luglio e settembre. L’imputato, durante i colloqui, avrebbe dichiarato che «viveva in modo “mascherato, mi viene da dire, veramente mascherato». L’ex barman di un hotel di lusso milanese ha parlato anche della relazione che intratteneva con una collega. Il il giorno dell’omicidio Giulia Tramontano aveva incontrato ‘l’amante’ e le donne si erano confrontate smascherando le bugie dell’imputato.
La Procura ha sostenuto la piena capacità di intendere e di volere dell’imputato con la consulenza della psichiatra forense Ilaria Rossetti, così come i familiari di Giulia Tramontano, con l’avvocato Giovanni Cacciapuoti, che ha nominato gli psichiatri Salvatore De Feo e Diana Galletta. La perizia verrà discussa in aula il 21 ottobre.