Altro che ‘furbetti del cartellino’, meglio definirli truffatori. Un mal costume che viaggia da nord a sud della nostra Penisola oramai da anni. Accade nei Comuni, ospedali, enti pubblici.
Timbrare e poi uscire per fare altro, dalla spesa, alla palestra, fino al cosiddetto secondo lavoro, meglio dire il primo, visto che quello ufficiale non lo fanno. Ultimo caso a Roma, dove alcuni giardinieri comunali, una volta passato il cartellino, meglio conosciuto come badge, lasciavano il posto di lavoro per prestare servizio in giardini privati e, come se non bastasse, utilizzando gli attrezzi di servizio.
Ma quale provvedimento per questi impostori truffaldini? Dopo la sospensione e il licenziamento (giudici permettendo) perché non applicare il sequestro dei beni, così come per le pensioni dei falsi invalidi? Per prevenire si è parlato di impronte digitali ma questo non eviterebbe comunque il fuggi-fuggi verso il divertimento, cosa ben diversa invece potrebbero essere i tornelli, azionati dai cartellini e controllati da guardie giurate all’entrata e uscita.
Ma anche in questo caso, il furbetto-truffatore del cartellino potrebbe evadere dal lavoro. E allora cosa fare? Semplice, facciamoli lavorare dal carcere, da lì sarà difficile uscire!
L’editoriale del Gazzettino Metropolitano è a cura del direttore Marco Fabriani