Smantellato un sistema di lavoro nero nell’alta moda milanese. I carabinieri hanno predisposto l’amministrazione giudiziaria per un’azienda di alta moda di Milano colpevole di aver affidato la manodopera a fabbriche irregolari che sfruttavano i lavoratori.
L’azienda di alta moda non avrebbe sorvegliato gli opifici appaltatori tanto da agevolare colposamente il fenomeno del caporalato. Le commesse riguardavano la produzione e vendita delle collezioni di borse e accessori 2024. L’azienda fornitrice poteva competere sul mercato solo esternalizzando le commesse a opifici cinesi che abbattono i costi con manodopera clandestina pagata ‘in nero’ e in condizioni di sfruttamento.
Il fenomeno non è nuovo nel settore dell’alta moda milanese: i carabinieri, da marzo 2024, hanno verificato l’attività di 4 fabbriche nella provincia di Milano e di Monza e Brianza: sono stati identificati 32 lavoratori clandestini, 7 dei quali pagati in nero. Sono state riscontrate condizioni di sfruttamento come il pagamento sotto soglia, orario di lavoro non conforme, ambienti di lavoro insalubri e la presenza di gravi violazioni in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro come l’omessa sorveglianza sanitaria, omessa formazione e informazione. Inoltre i lavoratori venivano ospitati in dormitori abusivi e in condizioni sanitarie sotto il minimo etico.
Fermati 5 titolari di aziende per caporalato oltre a 2 persone non in regola sul territorio. Stabilite ammende pari a 138mila euro e sanzioni oltre i 68mila euro. Per i 4 opifici è stata disposta la sospensione dell’attività per gravi violazioni in materia di sicurezza e per utilizzo di lavoro nero.