Il ‘gender pay gap’ è la differenza di stipendio registrata tra uomini e donne: a parità di mansioni, di ruoli e di orario, le donne in Europa prendono meno degli uomini. La motivazione? Di nuovo dettata dal pregiudizio. Mentre l’uomo si dedicherebbe ‘naturalmente’ alla carriera, per le donne sarebbe un’occupazione secondaria a quella della cura familiare.
L’Unione Europea ha quindi deciso di istituire una giornata per sensibilizzare i cittadini su questa disparità, un ‘buco’ che ogni Paese dovrebbe impegnarsi a colmare. La ricorrenza è definita Unequal pay day e nel 2019 cade il 4 di novembre. La data non è casuale ma ogni anno viene fissata nel momento in cui, simbolicamente, le donne iniziano a smettere di percepire lo stipendio, se paragonate ai colleghi maschi. L’iniziativa è un modo semplice per spiegare cos’è la differenza salariale basata sul genere.
I dati Eurostat risalenti al 2017 mostrano che, in media, ogni euro guadagnato da un uomo corrisponde a 84 centesimi presi da una donna. Le differenze maggiori si registrano in Estonia (25%), Repubblica Ceca e Germania (22%). Il principio della parità retributiva è stato iscritto nei trattati europei sessant’anni fa ma ancora oggi il divario salariale medio in Europa è pari al 16%. La situazione italiana, sempre secondo i dati Eurostat, è migliore nel settore pubblico, dove le donne guadagnano ‘solo’ il 5,3% in meno dei colleghi uomini. Questo dato tuttavia cresce esponenzialmente se si guarda al settore privato: lì le donne prendono il 20,7 per cento in meno degli uomini.
Inoltre, in generale le donne che lavorano sono meno degli uomini: il 49 per cento contro il 67 per cento.
Noemi Tediosi