Un gruppo di donne (e uomini) che vogliono tenere alta l’attenzione sullo stato dei consultori in città e il diritto a terminare una gravidanza in sicurezza, in pratica cittadini che ‘vegliano’ sulla Legge 194.
È il coordinamento ‘Donne libere di scegliere’, riunitosi a seguito di un ordine del giorno presentato dal consigliere Riccardo Malavolta a giugno. «La proposta del consigliere – spiega Daniela Corcella, portavoce del coordinamento – era quella di destinare fondi ad associazioni del territorio, indicate da lui stesso, perché potessero divulgare informazioni che avvallano la tesi per cui la legge 194 è responsabile della decrescita demografica del nostro paese». Alla presentazione dell’odg si sono riuniti in consiglio comunale centinaia di cittadini che indossavano una maglietta rossa, simbolo di protesta. «Quella sera l’odg è stato ritirato – continua Corcella – anche grazie alla distanza presa dalle consigliere di maggioranza leghiste.
A una delegazione di donne è stata poi promessa la convocazione a un tavolo di discussione con i consiglieri proprio sull’applicazione della 194». Qualche settimana fa, il coordinamento si è riunito in un’assemblea pubblica: «Abbiamo presentato il documento inviato al sindaco, che come garante della salute pubblica dovrebbe preoccuparsi della corretta applicazione della legge. Dalle ricerche fatte in questi mesi abbiamo constatato che i consultori cittadini sono ridotti all’osso. Il prossimo passo è quello di costituirci in un’associazione ‘amica’ dei consultori e spingere perché venga effettivamente convocato il tavolo di discussione», conclude.
«Rigettare la legge 194 non è mai stata la mia intenzione», sostiene il consigliere firmatario dell’ordine del giorno ‘incriminato’, Riccardo Malavolta. «La priorità è quella di aiutare le donne in attesa a scegliere evitando che la decisione sia influenzata da difficoltà economiche. Se su questo c’è accordo, si può collaborare». Sulla questione consultori, Malavolta confessa: «Non avevo pensato a queste realtà, non sapevo facessero interventi nelle scuole. Io più che sull’educazione sessuale, punterei su quella all’affettività. Ora lavoriamo su un documento condiviso da presentare in consiglio».
Noemi Tediosi