Una coincidenza. Un gol fortuito. Oppure, più semplicemente, la mano del destino. A ognuno la sua interpretazione, ma al di là di ogni colore calcistico di appartenenza, la rete del l vantaggio della Juventus a Empoli nell’ultimo turno di campionato non può che aver strappato un sorriso.
A maggior ragione ai tanti ‘ragazzotti’ cresciuti a pane e pallone sui campi di calcio di Cinisello Balsamo, inseguendo il mito di Gaetano Scirea. Campione del mondo con la Nazionale di Bearzot, nella notte di Madrid di un caldo luglio 1982, Scirea aveva cominciato la sua carriera sui campi della Serenissima di Cinisello. Uno dei tanti sognatori da oratorio, arrivato a raggiungere il punto più alto nella vita di un calciatore e legando la propria carriera ai colori della Juventus con la maglia numero 6 stampata sulla pelle.
Il giorno del 34esimo anniversario della morte (avvenuta in Polonia il 3 settembre 1989 a causa di un incidente in macchina) è stata proprio la maglia numero 6, oggi vestita da Danilo, ad aprire le marcature. Un difensore che non trova la via della rete molto spesso (3 gol nella passata stagione) ma che ha scelto proprio il 3 settembre per realizzarne uno. Una coincidenza (o forse il destino, appuntoo) che non è passata inosservata al calciatore stesso, che al termine della gara ha voluto regalare la sua maglia numero 6 a Riccardo Scirea, figlio di Gaetano, oggi match analyst della Juventus. «È sempre emozionante segnare con questa maglia – le parole di Danilo a fine partita -, un onore farlo in un giorno così importante per la grande famiglia bianconera: Scirea campione eterno».