Nelle carceri milanesi non sono più ‘invisibili’ i detenuti coinvolti nel progetto di Consorzio Sir

Umberto Zandrini, presidente del Consorzio Sir - Foto dal sito del Consorzio Sir

All’interno degli Istituti di pena, abbiamo una categoria molto fragile di detenuti, vittime di disabilità fisica o psichica, per i quali è complesso e spesso difficile riuscire a tutelarne i diritti.

Il Consorzio Sir (Solidarietà in rete) cerca di dare una possibilità a queste persone ‘invisibili’ al mondo, in modo tale che possano accedere a possibilità di trattamento o di riabilitazione (all’interno del centro clinico di Opera, in modalità art 21, con permesso premio in strutture riabilitative esterne), affinché possano essere agevolati gli accessi a misure alternative ( detenzione domiciliare), e operando perché si riesca a potenziare la rete di opportunità sul territorio per persone con serie problematiche sanitarie per le quali è sconsigliata la permanenza in Istituto. 

Il Consorzio Sir nasce nel 2000 nel territorio milanese per promuovere la cooperazione sociale ed è un riferimento nel sistema di welfare locale: Sir è un sistema di imprese sociali di comunità e svolge una attività di sviluppo e cooperazione comunitaria, promuovendo e gestendo progetti di riqualificazione urbana e sociale. I Comuni, la Provincia di Milano e la Regione Lombardia, sono Istituzioni le cui scelte riguardo la promozione e la realizzazione dei servizi alla persona, sono spesso in sinergia con la politica di sviluppo individuata dal Consorzio Sir.

La Regione Lombardia, dal 2017, attraverso il Fondo sociale europeo, finanzia questo progetto. I detenuti che rispondono alle caratteristiche individuate nel progetto, sono selezionati nelle carceri di Opera, San Vittore, Bollate, per cominciare il loro percorso riabilitativo nei centri diurni del Consorzio. Inizialmente non agiscono in autonomia ma sono seguiti da un ‘disability manager’ che esamina le necessità del detenuto già dal carcere in quanto le aree di intervento possono essere molteplici, necessità di accesso ai servizi di sostegno sociale, supporto alle dipendenze, bisogno di una formazione specifica nel lavoro, tutela sanitaria e individuazione di un alloggio. Come ha spiegato all’Ansa Simona Silvestro, responsabile per il Consorzio Sir del progetto, i detenuti sono ospitati in appartamenti di housing sociale distribuiti su tutta la città e sono in coabitazione.

L’impegno costante con attività che li tengono occupati e la convivenza, fanno bene a queste persone, alcuni lavorano, altri si dedicano al volontariato, sono seguiti per 6 mesi fino ad un massimo di 12, terminato il periodo sono considerati idonei per proseguire in autonomia.