È un «no» secco quello della giunta di Sesto San Giovanni ai luoghi di culto della comunità islamica cittadina, che conta quasi 5mila persone. Dopo la bocciatura della maxi moschea che sarebbe dovuta sorgere in via Luini, ora gli islamici dovranno dire addio anche al centro islamico provvisorio che dal 2015 ospitava i momenti di preghiera.
«Stiamo avviando l’iter amministrativo per rimuovere la struttura provvisoria – annuncia l’assessore all’Urbanistica Antonio Lamiranda -. La convenzione con gli islamici per la costruzione del grande centro islamico è scaduta il 30 dicembre 2018 ed è quindi il caso di smantellare anche la moschea provvisoria».
Nonostante la giunta cittadina abbia sempre espresso contrarietà alla costruzione del centro islamico, Lamiranda assicura che «non si tratta di una questione ideologica ma semplicemente urbanistica: la sede della struttura provvisoria è teoricamente una strada, priva della destinazione d’uso adeguata e impedisce inoltre di mettere a bando le aree vicine, quelle dopo il ponte. Il Comune comunque vuole «applicare la Legge regionale che garantisce il diritto di culto».
Come? «Prevedendo nel Pgt alcune aree demaniali destinate a luoghi di culto, strutture che andranno poi a bando e assegnate al miglior offerente». Una competizione che non risparmia nessuno: «Anche la Chiesa – assicura Lamiranda – entrerà in concorrenza con associazioni o enti religiosi di Stato». Dunque gli islamici, anche se volessero sottoscrivere una nuova convenzione con il Comune, dovrebbero ora partecipare e vincere il bando indetto dall’amministrazione.
«Non possiamo commentare nulla, perché non ci è arrivata nessuna comunicazione ufficiale», è la risposta dell’Imam sestese Abdullah Tchina alla notizia della rimozione della moschea provvisoria. La comunità islamica sestese conta quasi 5mila fedeli, mille in più rispetto al 2014, quando era stato siglato l’accordo per la maxi moschea.
L’assessore all’Urbanistica di Sesto Antonio Lamiranda sostiene che «le responsabilità dell’ordine pubblico dopo lo smantellamento della struttura provvisoria saranno del prefetto. A colloquio ha condiviso le ragioni dell’amministrazione, ha chiesto di mandargli gli atti e ha assicurato che avrebbe gestito lui la cosa».
Intanto però, Tchina sostiene che con il Comune i fedeli non hanno avuto alcun dialogo: «Sappiamo dello smantellamento dai giornali, sicuramente la situazione costituirà un disagio. Siamo una comunità numerosa e il sindaco dovrebbe essere garante anche del nostro diritto di culto».
Noemi Tediosi