Se la nostra speranza, alla fine di questa estate rovente, era di dire addio alle ondate di calore e considerarle solo un brutto ricordo, lo studio pubblicato sulla rivista Communications Earth & Environment, messo in piedi dalle università di Washington e Harvard e coordinato da Lucas Vargas Zeppetello, rivela un futuro ben diverso. I modelli elaborati dimostrano che, nelle medie latitudini (Italia), le ondate di calore si ripeteranno ogni anno e ancora più grave, nelle regioni tropicali il caldo sarà cosi intenso da rendere impossibile stare all’aperto per gran parte dell’anno.
Fino al 2100 questi episodi saranno sempre più frequenti e dopo il 2050 raddoppieranno. L’indice di calore che è il risultato della combinazione tra umidità e temperatura dell’aria, indica e definisce “pericolose” le temperature sopra i 39,4 gradi ed “estremamente pericolose” quando superano i 51 gradi, rappresentando un problema serio anche per gli individui dalla corporatura sana e robusta. Lo studioso Vargas Zeppetello come riporta Ansa, ha dichiarato che questi parametri erano stati ipotizzati per persone con lavori al chiuso ed a rischio come chi opera nei locali caldaie, nessuno avrebbe mai immaginato che queste temperature proibitive, si sarebbero raggiunte in luoghi all’aperto.
Lo scenario rappresentato, che ha generato questi valori, prevede che in accordo con quanto stabilito a Parigi, le misure di contenimento di CO2 consentiranno un aumento della temperatura globale di 2 gradi nel 2050. In questo scenario, il superamento di 39,4 gradi sarà da 3 a 10 volte più frequente entro il 2100 in Europa occidentale, in Cina, in Giappone e negli Stati Uniti, mentre molto più allarmante sarà la situazione dei Paesi tropicali che vedranno le temperature pericolose superare la soglia per più di 6 mesi all’anno. Anche riducendo le emissioni dei gas serra, in molte aree vicino all’equatore sarà impossibile lavorare all’aperto per la maggior parte dell’anno ed in Europa e USA le ondate di calore si presenteranno almeno una volta all’anno.
Se invece non dovessero essere adotate le misure di riduzione di emissioni dei gas serra stabilite a Parigi, la situazione sarebbe molto più grave e fuori controllo, l’indice di calore di “estremo pericolo” rappresentato da una soglia di oltre 51 gradi, sarebbe una condizione sempre più comune e per i ricercatori aumenterebbero in maniera esponenziale i decessi e le malattie legate al calore. I più vulnerabili come gli anziani, insieme alle persone di basso reddito che lavorano in ambienti all’aperto, ne pagherebbero più amaramente le conseguenze, quindi ora più che mai, le scelte effettuate dai vari paesi sulle modalità di emissioni dei gas serra, determineranno l’abitabilità dell’ambiente esterno per la prossima generazione.
Flavia Pruner