Abbiamo raccontato di un’organizzazione fatta di persone che, mettendosi volontariamente a disposizione, hanno messo in piedi un gruppo di 15 pullman che fa arrivare aiuti umanitari in Romania, al confine con l’Ucraina. Grazie al lavoro del Consolato Generale d’Ucraina a Milano, il gruppo coordinato da Bogdan, un ragazzo di origine ucraina che vive in Italia da quando ha 9 anni, si rende utile recapitando gli aiuti che vengono raccolti in vari punti di Milano: clicca qui per scoprire come dare il tuo contribuito.
Questa volta racconteremo, attraverso le parole di chi ha compiuto questa esperienza, il punto di arrivo, la destinazione degli aiuti umanitari: nel distretto di Suceava, in Romania, è stato costruito dalle autorità del luogo un grande centro di accoglienza per chi varca il confine. Si tratta, infatti, di una delle zone più interessate dall’arrivo dei profughi dall’Ucraina. «Le persone che accolgono i profughi sono gentili, disponibili, empatiche: arrivano soprattutto bambini piccolissimi con le mamme e anziani. Scappano dall’orrore della guerra ed è necessario creare un’atmosfera quanto più accogliente e umana possibile», prosegue il racconto di Bogdan, che da Milano si è recato in Romania, dove vengono distribuiti gli aiuti che contribuisce a raccogliere e spedire.
L’organizzazione degli aiuti umanitari è ottima, ci sono tantissimi stand o casettine divise in base alle necessità offerte, come cibo, vestiti e anche beni per gli amici a quattro zampe: sono molte le persone, infatti, che scappano dalla guerra insieme al proprio cane o gatto. I volontari offrono il tè caldo o il caffè e delle coperte a chi ha appena varcato il confine, poi ognuno viene sistemato in dei grandissimi tendoni: qui profughi si fermano al caldo, a sostare, riposare, dormire e trovare sollievo dopo un viaggio estenuante.
«Abbiamo dato il nostro aiuto. La maggior parte dei profughi arriva da Kharkiv e Kyiv, le zone più calde. Nei giorni precedenti sono scappati vicino al confine, in particolare passando per Leopoli: lì sono stati accolti da molte persone hanno aperto le porte delle proprie case. Anche la gente che si trova in un’altra nazione ha dato la disponibilità ai viaggiatori che scappano dalle zone calde di usufruire delle proprie abitazioni per sostare lungo il viaggio e poi proseguire oltre il confine», ha raccontato Bogdan, che ha visto la distribuzione degli aiuti che ha contribuito a raccogliere a Milano e come hanno regalato dei sorrisi e conforto alle persone accolte nel distretto di Suceava. «Fa male e mette angoscia vedere delle persone così vulnerabili, che hanno perso tutto, sono immagini fortissime», conclude Bogdan, con la consapevolezza che, con il lavoro suo e dei volontari che collaborano con il Consolato, sta contribuendo a dare sollievo e speranza a bambini e persone devastate dalla guerra.