Quando si parla di ‘violenza di genere’ si è immediatamente portati a pensare alla violenza fisica che molte vittime sono costrette a subire, a volte nell’indifferenza di chi le sta più vicino. Le percosse sono però solamente l’ultima forma di un comportamento criminale, che può manifestarsi in precedenza sotto forme diverse. Ne abbiamo parlato con il commissario aggiunto della polizia locale di Cinisello Balsamo Monica Moretti, da diverso tempo impegnata anche in incontri di sensibilizzazione nelle scuole del territorio. «Mi occupo, più in generale – ha dichiarato Moretti -, di esaminare tutte le notizie di reato che riguardano le fasce deboli. Con questo termine si intende anziani, minori e donne maltrattate, vittime di violenze». Prevenzione e repressione di questi reati, per arrivare a una cultura di un diverso tipo.
«Esistono in particolare due piani di prevenzione per prevenire le violenze. Ne esiste un primo tipo, rivolto verso l’esterno, alle vittime o alle potenziali vittime: chi già subisce violenza e non lo sa, perché per loro quella è la ‘normalità’. C’è poi un secondo tipo, rivolto ai ragazzi e alle ragazze che un domani potrebbero essere vittime di violenza, ma che non ne riconoscono i presupposti». La prevenzione però viene svolta all’interno anche delle forze dell’ordine: in quanto tema molto delicato, anche la polizia giudiziaria deve essere molto preparata. E, a seconda del target a cui ci si sta riferendo, cambia il metodo di approccio. «I ragazzi, per esempio, sono molto colpiti da quello che sentono in televisione. Alle elementari o alle medie si introduce invece l’argomento presentando il ruolo del maschio e quello della femmina». Diversi tipi di approccio, dunque, per costruire i cittadini del domani. «Insegnamo ai ragazzi quali sono i primi segni per riconoscere lo stalking o la violenza sessuale – prosegue Moretti -. Chiediamo sempre agli adolescenti quando secondo loro un atto sessuale diventa un atto di violenza sessuale. Quando al semplice ‘no’, l’altro non si ferma è a tutti gli effetti una violenza sessuale».
La risposta dei ragazzi non tarda ad arrivare: «Magari ci contattano in un secondo momento – aggiunge il comandante della polizia locale di Cinisello Fabio Crippa -. Capiscono, per esempio, che a subire la violenza è l’amica della compagnia. Questi incontri per noi sono molto importanti perché gli stessi ragazzi diventano veicolo di una buona prassi. Delle vere e proprie antenne sul territorio». Ma come ha inizio la violenza? «In un modo molto sottile – spiega Moretti -. ‘Sei online sul cellulare, ma non stai chattando con me’ è un esempio molto diffuso. È una prima forma di controllo. Nessuno vuole essere consulente della coppia, ma vogliamo mettere in guardia dall’isolarsi completamente dagli altri. Quello che succede è che si viene assorbiti l’uno dall’altro, fino al momento in cui uno dei due sprona l’altro a non uscire più con gli amici o con i parenti. Ci si trova così isolati, si ha vergogna dei familiari e si entra in un giro strano in cui si diventa letteralmente succubi dell’altro, senza pensare più in maniera autonoma. Ecco perché vanno colti questi primi segnali di controllo». Un grosso problema della violenza di genere è che la vittima si riconosca vittima. «È portata a giustificare il comportamento di chi la maltratta» spiega Crippa.
Ma non solo questo. I pregiudizi giocano infatti un ruolo molto importante. «Questi reati vengono considerati gravissimi – continua Moretti -. Ma si pensa sempre che sia qualcosa di estraneo rispetto a noi. Una cosa che possa succedere sempre agli altri, ma che non ci coinvolga. Si ha poi il pregiudizio che succeda sempre agli stranieri nei confronti di una sconosciuta. Il fenomeno più diffuso, invece, è la violenza in famiglia e riguarda tutti». In molti pensano che la violenza possa essere legata a un aspetto culturale, ma anche in questo caso non è così. «Tante persone pensano che a compiere il maltrattamento possa essere un soggetto poco istruito. Non è vero: stiamo parlando di un fenomeno trasversale, riguarda tanto i dirigenti quanto chi ha studiato poco». Quello che cambia, secondo il commissario aggiunto, è la modalità con cui si verifica la violenza: «Se si analizza in percentuale il fenomeno tra le persone di un livello culturale medio- basso si sviluppa principalmente con la violenza fisica. Nelle persone con un livello di istruzione più elevato diventa una violenza psicologica, ma è presente ugualmente». In caso di necessità si può contattare il 15.22, numero Anti Violenza e Stalking attivo 24 ore su 24 e pensato dal Ministero delle Pari Opportunità. Gli operatori rispondono in varie lingue, a seconda della nazionalità.