Viva il Capo dello Stato, a prescindere da chi salirà al Colle. Una riflessione va fatta, però, perché – forse – è tempo di cambiare.
Da ben 74 anni, cioè dal giorno dell’insediamento di Enrico De Nicola (1 gennaio 1948), è il Parlamento ad ‘occuparsi’ del Presidente, con le due camere riunite e i cosiddetti 1009 elettori. E – da sempre – i partiti, soprattutto quelli maggiori, decidono il nuovo inquilino del Quirinale. Ecco: in questi giorni assistiamo a incontri, riunioni, sfoghi e altro, con situazioni a volte non edificanti da vedere o sentire.
Per non parlare poi di elettori che hanno votato scrivendo nomi di persone tanto per ridere, fuori da ogni logica presidenziale. Il tutto in mancanza di rispetto per i tanti italiani in difficoltà, per i motivi che tutti conosciamo. Ma non sarebbe il caso di cambiare e dare la parola ai cittadini italiani, liberi di scegliere il proprio Capo dello Stato? Di cambiare se ne è parlato tanto, ma poi di fatto nulla!
Un film già visto, un disco che continua a girare con la stessa canzone. Così come per la scelta del Presidente del Consiglio dei Ministri, dove a decidere poi è sempre il Parlamento. Nel 1993 si andò a votare per la prima volta, avendo la possibilità di scegliere il sindaco, il presidente di regione o provincia. Fu una rivoluzione che diede stabilità anche alle amministrazioni. Perché non farlo anche per il Quirinale e Palazzo Chigi? Comunque vada, Presidente, buon lavoro!
L’editoriale del Gazzettino Metropolitano è a cura del direttore Marco Fabriani