L’Europa, la Sea Watch (e altre navi), la comandante Carola Rackete, i migranti, gli sbarchi e il nostro Governo. E ancora l’Europa, i nostri conti, i richiami, la minaccia di procedura d’infrazione (poi ritirata) e il nostro Governo. Qualcuno a Bruxelles direbbe che l’Italia deve dare e basta, senza prendere in cambio nulla! Ecco che allora potrebbe iniziare, perché no, nonostante questa prima ‘vittoria’ sul riconoscimento della commissione del rispetto delle regole per il 2019 da parte dell’Italia, una sorta di trattativa con l’Ue. La cosiddetta politica elastica, diplomatica diciamo noi, da una parte e l’altra. D’altronde la vita è un dare e avere o no? Eccoci, dunque, a un tavolo virtuale: da una parte il nostro Paese che permetterebbe ai migranti di farli sbarcare nei nostri porti (contrastando comunque sempre gli scafisti) per poi essere ospitati in tutta Europa (Italia compresa), dall’altra il Vecchio Continente, più ‘tollerante’ sulla nostra politica interna. Insomma, un modo che metta tutti d’accordo. Il ‘muro contro muro’ d’altronde non porta da nessuna parte, se non a scontrarci con qualcosa di più grande di noi. Altre strade al momento non se ne vedono, le partenze continuano e le nazioni di provenienza dei migranti non fanno nulla per fermarli o farli stare bene a casa propria. L’Europa in parte guarda e giudica, cosa facciamo?
Editoriale