Nella seconda edizione del concorso ‘Lombardia 2030. Il futuro ha la tua voce‘ tre giovani ragazze del Nordmilano hanno trionfato nella categoria 25-29 anni. Infatti, il cortometraggio dal titolo ‘Stereòtipo’, nato dall’idea della cinisellese Chiara Turati e delle padernesi Carlotta Emma Bergamasco e Miriana Zanca ha conquistato il primo posto in ex-aequo con un altro lavoro.
In totale sono 13 le ragazze e i ragazzi lombardi vincitori con i loro cortometraggi all’interno del concorso, che quest’anno prevedeva l’invio di un video originale che descrivesse con gli occhi dei giovani le espressioni e le prospettive future per la Lombardia. Le categorie previste erano 18-24 anni, 25-29 anni e 30-34 anni e una quarta categoria speciale, la menzione ‘All you need is law’, riservata ai video incentrati sulla tematica della Legge Regionale per i giovani.
Ad aggiudicarsi il primo premio, del valore di 5mila euro, nella seconda categoria, dunque, tre giovani ragazze del Nordmilano che hanno raccontato nel loro cortometraggio come gli stereotipi e i pregiudizi siano il più grande ostacolo nella società attuale, soprattutto in ambito lavorativo.
«La realizzazione del video è stata a cura di Letizia Castellano, una videomaker che ha sposato i valori del video, avendo anch’essa sperimentato il pregiudizio nella sua professione – spiegano le autrici Turati, Zanca e Bergamasco -. Come giovani donne ci siamo interrogate su quale fosse l’ostacolo più grande nella società di oggi. Non importa quante competenze una persona possieda o l’esperienza che ha maturato, si incontreranno sempre persone che penseranno che se sei una donna probabilmente non potrai fare determinati lavori, oppure, se li fai, che non sarai mai brava quanto un uomo. Se sei una persona con disabilità, quasi sicuramente sarai un peso per la società e, gli sguardi che riceverai, porteranno con sé pena e afflizione. Se a livello estetico non rispecchi i canoni ‘tradizionali’, verrai giudicato come strano e poco affidabile. Le nuove generazioni hanno bisogno di una società più aperta ed inclusiva, che lasci spazio a persone che si distinguono per competenza e abilità senza venire preclusi per etnia, religione, sesso o aspetto fisico. Il progetto presentato si fonda sull’idea e sulla speranza che nel 2030 non esisterà più il concetto di stereotipo», hanno concluso le vincitrici del concorso.