La longevità non è più un mistero, il dna svela i segreti anti-aging

Con lo sviluppo di risorse e tecnologie, la biologia nel 21° secolo è entrata in una nuova fase che riceve un grande impulso dall’analisi dei dati.
Il professor Zhengdong Zhang, dell’Albert Einstein College of Medicine in New York, fa parte del Dipartimento di Genetica, che si occupa di genetica delle malattie umane complesse, biologie dei sistemi, invecchiamento e Morbo di Alzheimer.


Gli interessi e la ricerca del laboratorio di Zhang come indicato sul sito dell’Albert Einstein College, sono la bioinformatica e la biologia dei sistemi, che si concentrano sullo sviluppo di algoritmi, sull’integrazione dei dati e sull’implementazione di software. Con l’avvento delle nuove tecnologie di sequenziamento del dna, si sta vivendo una fase particolarmente impegnativa ed entusiasmante per svolgere questo lavoro computazionale, poiché vengono generati sempre più dati biologici ad una velocità sempre più rapida, che permette di raggiungere risultati prima inimmaginabili.


Il Professor Zhengdong Zhang, al termine di uno studio nel quale ha confrontato il dna di un gruppo di 500 anziani tra i 70 e i 95 anni con il dna di un secondo gruppo di 515 centenari, secondo quanto riporta l’Ansa, spiega: «Rare varianti genetiche influenzano l’aspettativa di vita di un individuo e costituiscono parte dell’architettura genetica della longevità umana».


Lo studio, unico nel suo genere, per il numero elevato dei campioni coinvolti ed i cui risultati sono stati divulgati dalla rivista scientifica Nature Aging, dimostra come sia stato possibile, grazie alla comparazione dei due gruppi di Dna, individuare delle rarissime varianti genetiche legate alla longevità. I fortunati possessori di questi geni particolarissimi hanno un indubbio vantaggio per la salute e probabilmente una maggiore tutela verso le malattie, comprese quelle legate all’invecchiamento. Siamo ancora agli albori ma potenzialmente sono state gettate le basi per sviluppare con concretezza farmaci anti-aging ad ‘ampio spettro’ ovvero che intervengano sia sulle dinamiche dell’invecchiamento nella loro globalità, sia applicati alle singole malattie dell’età con il fine di allungare l’aspettativa di vita per una platea più ampia.

Flavia Pruner