Per raccontare questa storia, questa bellissima storia, bisogna riavvolgere il nastro e tornare a una sera di fine settembre del 2019. In quei giorni a Cusano Milanino si iniziava a diffondere sui social l’appello del piccolo Filippo, un bimbo che aveva appena 5 mesi e che era alla disperata ricerca di un donatore di midollo osseo per avere una speranza di vita.
Un appello che aveva scaldato il cuore di tanti giovani, di Cusano Milanino e non solo. Quella sera di fine settembre nella Città Giardino, durante la Notte Bianca, si tipizzarono 65 giovani. Ma cosa significa ‘tipizzare’? Il compito di Admo è quello di trovare dei possibili donatori, iscrivendo nel registro giovani di età che vanno dai 18 ai 36 anni non compiuti, con un peso di almeno 50 chilogrammi e che godono di buona salute generale. Per effettuare la tipizzazione basta compilare un questionario anamnestico sullo stato di salute e sottoscrivere il consenso informato. Il medico ematologo o il trasfusionista valuta, in base alle risposte date al questionario, l’idoneità all’iscrizione. Se questa viene riconosciuta, si procede con un semplicissimo prelievo di materiale biologico (sangue o saliva). Il campione viene analizzato per ottenere la tipizzazione del potenziale donatore che, da quel momento, sarà ufficialmente iscritto al Registro Italiano Donatori di Midollo Osseo. Solo nel caso di bisogno e di compatibilità (la possibilità è una su centomila), il donatore sarà chiamato per effettuare la donazione del midollo osseo.
Quella sera, tra quei 65 giovani, c’era anche Marta. «Una bella ragazza dai capelli rossi e con la passione per la danza – spiegano da ‘Un dono per Filippo’, la pagina Facebook che aveva lanciato l’appello per il giovane cusanese, che nel 2020 ha ricevuto il suo trapianto -. Marta non lo sapeva che qualcuno stesse aspettando proprio lei. E invece la chiamata è arrivata presto e lei ha detto un altro sì, che l’ha portata a donare il suo midollo per una bimba con una malattia genetica di cui non sa nulla.A nome di tutti i bambini come noi, grazie Marta».