Arti Bionici, piccoli traguardi nella vita e grandi traguardi nello sport: la tecnologia italiana fa sognare

Nota di merito per una realtà italiana, l’Officina Ortopedica Maria Adelaide, azienda che nasce negli anni 50 come officina ortopedica dell’ospedale chirurgico ortopedico Regina Maria Adelaide di Torino, che ha raggiunto un nuovo importante successo per quanto riguarda l’impianto delle protesi bioniche.

E’ stata la prima azienda del settore ad utilizzare in Italia un sistema Cad Cam nel 1995, utilizzando lo scanner 3D, il calco non viene più realizzato in gesso ma attraverso la scansione digitale del corpo. Negli anni, sono diventati leader nella produzione di protesi e ortesi di arto che realizzano con i componenti più sofisticati. Una protesi bionica I-Digits, applicata dall’azienda, è, a settembre 2021, l’ennesimo caso in cui la tecnologia ha potuto restituire l’uso della mano destra a Daniel De Vincenzi, un giovane ragazzo di La Spezia che ha perso quasi tutto l’arto nel 2020 mentre stava lavorando nell’allevamento di bovini di famiglia. La protesi bionica in fibra di carbonio e titanio, è estremamente leggera, non raggiunge nemmeno il kg. ed attraverso un elettrodo alimentato a batterie, risponde agli impulsi celebrali, arrivando a compiere ben 12 movimenti diversi e consentendo al giovane di nutrire buone speranze per tornare alla normalità nei movimenti primari. Come ha dichiarato all’Ansa, De Vincenzi nutre grandi speranze di poter prendere la patente di guida senza ausili, per usufruire di tutti i veicoli utili al suo lavoro.

A pagare la protesi sostenendo i costi per intero è stata l’Inail per un valore di spesa di circa 50.000,00 euro. L’azienda come spiegato nel suo sito, è convenzionata con tutte le ASL d’Italia e con l’Inail per la fornitura gratuita dei presidi ortopedici per gli aventi diritto ed in convenzione con alcune ASL è possibile il disbrigo delle pratiche per via telematica. Altro grande centro riconosciuto come eccellenza italiana è Vigorso di Budrio, luogo emiliano di speranza per molte persone che hanno necessità di un arto bionico e fabbrica di sogni e traguardi perché è qui che molti atleti paralimpici in gara a Tokio fanno base come centro di riferimento. Il centro protesi Inail fondato nel 1961 è una azienda certificata ed è una struttura articolata nella quale si ricostruisce il quadro funzionale e psico sociale dell’infortunato per il completo inserimento nel mondo del lavoro, nella famiglia e nella società.

Fra gli assistiti INAIL di Tokio hanno conquistato podio e medaglia, Ambra Sabatini, Martina Caironi, Monica Contrafatto, Veronika Yoko Plebani, Oney Tapia e Giovanni Achenza. Il presidente Franco Bettoni dichiara tra le News dedicate all’evento sul sito Inail: “Orgoglioso di rappresentare oggi l’Istituto che ha contribuito alla nascita del movimento paralimpico grazie all’intuizione del medico dell’Inail Antonio Maglio che già negli anni cinquanta aveva capito il valore del connubio vincente sport/riabilitazione…..l’Inail  sostiene con determinazione la ricerca portata avanti nel Centro di Budrio, affinchè i progressi ottenuti nel campo della tecnologia delle protesi sportive continuino ad essere trasferiti a quelle di uso quotidiano, contribuendo all’effettivo miglioramento della vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie ”. 

Flavia Pruner