Oltre 50 ore di conversazioni registrate
Un tuffo nel passato di oltre trent’anni, a quando le segreterie telefoniche erano fondamentali per comunicare con un parente, un amico o una fidanzato. Non esisteva la possibilità di registrare un audio su WhatsApp: se una persona non rispondeva al telefono, era contattabile solo ‘dopo il bip’ o segnale acustico che dir si voglia. Su tutti questi messaggi telefonici lasciati alla segreteria si basa il progetto ‘Enzo sono Lina’ di Giulia La Marca e Tommaso Perfetti di Enece. Per produrlo sono state recuperate da un archivio oltre 50 ore di registrazione delle segreterie telefoniche di tutta Italia tra gli anni ‘80 e ‘90, raccolte e digitalizzate grazie al sostegno del MiBac e della Siae.
Il film, che verrà proiettato per il suo ultimo appuntamento il 12 aprile alle 17 al Museo Interattivo del Cinema di viale Fulvio Testi a Milano, è fatto di suono su uno schermo scuro, quasi nero. Il frusciare di un nastro analogico, qualche respiro e poi le parole, che appaiono quasi casuali da uno spazio lontano, ultime testimonianze orali di un’epoca che non c’è più. Spaccati di vita vera che si presentano al pubblico, per raccontare una tecnologia di altri tempi. Il progetto ‘Enzo sono Lina’ diventa anche un’installazione al Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo, dove tutte le 50 ore di suoni e messaggi raccolti dai nastri magnetici sono presentati in modo casuale e vengono messe in dialogo con una selezione di fotografie di Luca Andreoni, Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, Vincenzo Castella, Daniele De Lonti, Guido Guidi dal Fondo Archivio dello Spazio. In questo caso l’appuntamento durerà fino al 5 maggio.
di Nicolò Gelao