«Viene stuprata la mattina, il pomeriggio fa kitesurf e denuncia dopo 8 giorni: è strano». Con queste parole, pronunciate dall’ex comico e fondatore del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo, si è aperta nei giorni scorsi una nuova pagina del patriarcato.
La narrativa stereotipata, secondo la quale una persona non aspetta a denunciare o parlare di una violenza subita, non tiene conto di una serie di fattori. In primis, del tempo di elaborazione. Il video pubblicato da Beppe Grillo (tanto forzato quanto strumentalizzato) una cosa positiva però l’ha fatta. Ha creato intorno a sé un movimento paragonabile a quello del #metoo post Weinstein.
Si è diffuso così sui social l’hashtag #ilgiornodopo: tante donne vittime di violenza (o meglio, ‘sopravvissute’), hanno iniziato a raccontare. E a raccontare soprattutto il loro giorno dopo. Raramente si corre con lucidità in commissariato a denunciare (e quando succede, tanto di cappello). Più tipicamente, il giorno dopo non ci si è resi nemmeno conto di quanto accaduto. Abbiamo già raccolto alcune segnalazioni, le testimonianze e i pensieri di donne (e uomini) del Nordmilano che vogliono raccontarsi, o semplicemente dire la loro sull’argomento. Ma cerchiamo la testimonianza di altre persone che vogliano raccontare (sempre anonimamente) la propria esperienza. Raccontateci il vostro #giornodopo per dar voce all’ingisutizia.
Laura, 37 anni, Bresso:
«Sto ascoltando con indignazione tutti i commenti sul ‘giorno dopo’, su cosa si può o non si può fare. Ma stiamo scherzando? Non esiste nessun giorno dopo, solo un unico momento confuso e ingarbugliato. Posso dirlo per esperienza personale, purtroppo. Quello che è stato detto nel video da Grillo (‘Viene stuprata la mattina, il pomeriggio fa kitesurf e denuncia dopo 8 giorni: è strano’, ndr) non ha proprio senso. Voglio dirlo a nome di tutte e di tutti. La legge ci impone già dei limiti e non tutte riescono a farci i conti. Non facciamoci porre limitazioni anche da chi non avrebbe proprio il diritto. Ma non lo dico per Grillo, lo dico per tutte le persone che da lì si sono sentite autorizzate a dire la loro. Ascoltate soltanto chi ci è passato. Il giorno dopo è un giorno come un altro, ma allo stesso tempo anche un giorno completamente diverso in cui non ti senti più tu. Io il giorno dopo ho vissuto come fuori dal mio corpo. Ho fatto con automatismo tutte le cose a cui sono sempre stata abituata, andare al lavoro, sistemare la casa fare qualche telefonata importante. Prima di ora non avevo mai riflettuto sul perché, ma credo sia perfettamente normale».
Inviateci la vostra esperienza a: redazione@ilgazzettinodisesto.it