VIDEO – Il traffico di rifiuti illecito in una cava a Milano, due arresti

carabinieri forestale

Nella mattinata del 6 maggio militari dei Nipaaf Carabinieri di Milano e Lodi hanno arrestato due uomini per traffico illecito di rifiuti. Sugli uomini grava anche l’aggravante dell’agevolazione di attività di stampo mafioso. L’arresto, inoltre, ha condotto al sequestro di un’ingente somma di denaro in beni, che supera i 350mila euro.

Il lavoro degli investigatori si è avvalso anche di intercettazioni telefoniche, ambientali e videoriprese. Le indagini hanno fatto emergere come le società coinvolte, per abbattere i costi di smaltimento, utilizzassero un consolidato metodo illecito di gestione delle macerie. I rifiuti derivavano da demolizioni e scavi ed erano rifiuti potenzialmente pericolosi che richiedono, prima di essere trattati, l’effettuazione di analisi che ne escludano appunto la ‘pericolosità’.

Quest’obbligo veniva, invece, costantemente ignorato. Inoltre, tramite una falsa classificazione dei rifiuti con codici riferiti a materiali inerti non pericolosi, i due uomini potevano contare su notevoli risparmi in termini economici e di smaltimento.

Perciò, venivano compiuto numerosi artifici ai documenti, atti a mascherare la gestione illecita e a ‘far quadrare i conti’ nei vari adempimenti imposti dalla normativa sui rifiuti.

Il traffico illecito individuato era reso possibile unicamente grazie alla connivenza di un sito di cava con annesso impianto di trattamento rifiuti. Infatti, chi riceveva tali rifiuti era consapevole della loro falsa classificazione e si faceva pagare di volta in volta un sovrapprezzo. Una mazzetta congrua al maggiore o minore grado di ‘eterogeneità’ del contenuto dei carichi in ingresso, provenienti soprattutto da cantieri di Milano.

La modalità della truffa e della falsa classificazione dei rifiuti emerge dalle intercettazioni tra il gestore dell’impianto ed alcuni conferitori. Le indagini hanno scovato le telefonate tra i due:

«Ti ho già detto… già spiegato… 17.03.02 ma se porti quello ci vogliono le analisi chimiche è…

Scrivo cemento dai…

Lo so però… tanto scrivi lo stesso… quello che hai sempre fatto… altrimenti dobbiamo fare le analisi… quanta roba hai da portare?»

Disastroso, dal punto di vista dell’inquinamento ambientale, il tenore di altre conversazioni intercettate. Ad esempio, in una telefonata in cui il titolare della cava, rinvenuta tra le macerie ricevute la presenza di polistirolo, si lamenta con il cliente per il fatto di averlo dovuto bruciare e di aver mandato le polveri sul lago di cava. Per questo motivo, chiede un sovrapprezzo:

«A me crea un casino pazzesco perché poi vola va sul lago… è un macello. …ho dovuto metter lì due persone a staccare il polistirolo, bruciarlo poi va via col vento, mi va sul lago e mi viene fuori un danno della madonna…

…Che visto che abbiamo visto che c’è il polistirolo, il 20 diventa 40 (euro a tonnellata. ndr)…»

Le videoriprese del sito di cava, inoltre, hanno permesso di accertare come le condotte illecite dell’impianto fossero generalizzate, costanti e rivolte ad una pluralità di conferitori ‘abusivi’, in quanto privi della dovuta iscrizione all’Albo dei gestori ambientali. Ma non solo nelle attività illecite erano coinvolte addirittura imprese colpite da interdizione antimafia.

Dalle intercettazioni, infine, è emerso che uno dei principali conferitori di rifiuti edili, terre e macerie al sito in sequestro fosse il titolare di alcune ditte riconducibili a personalità di spicco dell’organizzazione criminale definita ‘locale di Corsico Buccinasco’.

Attraverso la fondamentale connivenza dell’impianto si sarebbero determinati, secondo gli inquirenti, indebiti vantaggi per le società riconducibili alla criminalità organizzata in termini di costi di gestione dei rifiuti. Queste attività illecite permettevano alle ditte riconducibili al sodalizio di stare sul mercato a prezzi più vantaggiosi dei concorrenti.

Questa indagine va a colpire nuovamente il delicato settore del movimento terra in Lombardia. In questo settore, come giudiziariamente accertato da precedenti indagini della Dda di Milano, la ‘ndrangheta’ è stata ed è tutt’ora fortemente radicata. Infatti, è proiettata ad una continua azione per poter detenere, attraverso molteplici attività di controllo, il monopolio.