«Viene stuprata la mattina, il pomeriggio fa kitesurf e denuncia dopo 8 giorni: è strano». Con queste parole, pronunciate dall’ex comico e fondatore del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo, si è aperta nei giorni scorsi una nuova pagina del patriarcato.
La narrativa stereotipata, secondo la quale una persona non aspetta a denunciare o parlare di una violenza subita, non tiene conto di una serie di fattori. In primis, del tempo di elaborazione. Il video pubblicato da Beppe Grillo (tanto forzato quanto strumentalizzato) una cosa positiva però l’ha fatta. Ha creato intorno a sé un movimento paragonabile a quello del #metoo post Weinstein.
Si è diffuso così sui social l’hashtag #ilgiornodopo: tante donne vittime di violenza (o meglio, ‘sopravvissute’), hanno iniziato a raccontare. E a raccontare soprattutto il loro giorno dopo. Raramente si corre con lucidità in commissariato a denunciare (e quando succede, tanto di cappello). Più tipicamente, il giorno dopo non ci si è resi nemmeno conto di quanto accaduto. Abbiamo già raccolto alcune segnalazioni, le testimonianze e i pensieri di donne (e uomini) del Nordmilano che vogliono raccontarsi, o semplicemente dire la loro sull’argomento. Ma cerchiamo la testimonianza di altre persone che vogliano raccontare (sempre anonimamente) la propria esperienza. Raccontateci il vostro #giornodopo per dar voce all’ingisutizia.
Umberto, un padre di 78 anni, Monza:
«Grillo avrebbe fatto bene a tacere, non condivido nemmeno il dolore di un padre. Sono solidale con la ragazza vittima e con la famiglia».
Inviateci la vostra esperienza a: redazione@ilgazzettinodisesto.it