Avevamo chiuso il 2020 con l’auspicio di un anno migliore, almeno nella mente e nella speranza. Ma laddove il covid non contagia, ci pensa la politica nostrana, quella più caratteristica e opportunista, a farci star svegli e in ansia.
Legittime, per carità, le richieste di Italia Viva sui finanziamenti europei da investire in Italia e altro ancora, ma non in questo momento di pandemia, dove sono troppe le imprese, commercianti, artigiani e cittadini che non riescono ad arrivare a fine mese. Doveva prevalere il buon senso, e così facendo sarà ancora più difficile rialzarsi.
Ci sono tempi e modi per ogni ‘cosa’, ma non era questo il momento di abbandonare la squadra, con le dimissioni di due ministre e un sottosegretario. Bisognava remare tutti insieme (opposizioni comprese, anche se in questa vicenda tutta di maggioranza non hanno responsabilità) nella giusta direzione verso la sconfitta del virus e la risalita dell’economia.
Ora è notte fonda e chissà se ci sarà un ripensamento da parte di Renzi, casomai con un altro al posto di Conte. Oppure un ‘Conte ter’ con una nuova maggioranza, ammesso che ci sia? O, infine, un governo tecnico fatto dal Capo dello Stato fino al voto anticipato, pandemia permettendo? Intanto l’Europa guarda e rin- grazia per l’indebolimento e credibilità del nostro Paese.
Il Termomentro Nazionale, l’editoriale del Gazzettino Metropolitano, è a cura del direttore Marco Fabriani