«Tutto è iniziato più di un anno fa, con un grave incidente in moto che lo ha messo in pericolo di vita non una, ma ben due volte». Il racconto di quanto è accaduto arriva direttamente dal Policlinico di Milano. Il paziente protagonista di questa storia a lieto fine è un giovane motociclista che ha rischiato la vita per due motivi. Per la rottura dell’aorta e per un trauma all’addome tanto esteso da richiedere un trapianto di fegato.
Il paziente è stato salvato dagli specialisti dell’ospedale grazie a un intervento unico al mondo, con una proceduta che ‘fa scuola’ e che vede la collaborazione tra diversi specialisti. Si tratta di un caso eccezionale e unico al mondo, finora mai codificato nella letteratura scientifica. Un intervento che oggi, 16 mesi dopo, ha permesso al paziente di riprendere a camminare e di tornare a una vita praticamente normale. Dopo l’intervento e una degenza di quasi sei mesi, il giovane era stato dimesso dall’ospedale per essere indirizzato a un centro di riabilitazione.
Dopo l’incidente, i medici del Policlinico avevano da subito valutato le sue condizioni gravissime ed estremamente delicate. Il paziente è stato messo immediatamente in lista per un organo nuovo, e l’intervento è effettuato poche ore dopo dalla squadra di Giorgio Rossi, direttore Chirurgia Generale e Trapianti di fegato. «In quei giorni – spiega Maurizio Domanin, chirurgo vascolare del Policlinico di Milano che ha eseguito l’intervento all’aorta e primo autore della pubblicazione scientifica – lo sforzo combinato del Pronto Soccorso e Medicina d’Urgenza, della Chirurgia Vascolare, della Chirurgia d’Urgenza, della Chirurgia Generale e Trapianti di fegato e dell’Anestesia e Terapia Intensiva Adulti ha consentito di inquadrare il paziente in modo completo e di ‘creare da zero’ il modo con cui sarebbe stato necessario procedere. Questo ci ha permesso di riparare in emergenza prima la lesione aortica e, successivamente, di procedere al trapianto di fegato, salvando così la vita del paziente. Si tratta di un caso straordinario ed unico al mondo, che ha sottolineato il ruolo chiave della collaborazione tra i diversi specialisti e la necessità di disporre delle più alte competenze per essere in grado di raggiungere un risultato del genere, davvero raro in casi così gravi».