Alle 10.30 di una mattina particolarmente gelida, ragazzi ed educatori del centro diurno disabili di via Boccaccio hanno celebrato con una prima media dell’istituto Anna Frank la giornata mondiale della disabilità, che ricorre il 3 dicembre.
Gli anni scorsi i ragazzi del Cdd ‘Mimosa e Magnolia’ insieme agli alunni della scuola avevano colorato le panchine del centro, animato fiabe e giocato insieme. Nel 2019 si era organizzato persino un flash mob in piazza Oldrini. Quest’anno, in piena pandemia, organizzare delle attività insieme sembrava impensabile. Eppure, grazie alla tenacia di Angelica Montini ed Egidia Cattaneo, coordinatrici del Cdd, e alla disponibilità del dirigente scolastico Antonella Rinaldi, questa mattina i ragazzi del centro si sono ritrovati faccia a faccia con gli alunni di Prima D. I due gruppi si sono sorrisi, ognuno dal proprio marciapiede di via Boccaccio, stringendo ‘Il filo che unisce’: un lungo cartellone composto dalle sagome di tante mani.
«Le mani e il filo che unisce – ha spiegato la coordinatrice del Cdd Angelica Montini – rappresentano la collaborazione con la scuola Anna Frank. Per noi è infatti importante dire di esserci e di poter essere utile a qualcuno». Accompagnati dalla musica di una tromba, i due gruppi hanno scambiato i fili e si sono salutati con un applauso a distanza.
A portare i saluti dell’amministrazione comunale c’era l’assessore ai Servizi Sociali Roberta Pizzochera, che ha elogiato le iniziative della scuola e del Cdd. Mentre la neo preside dell’istituto, Antonella Rinaldi, si è dimostrata entusiasta dell’iniziativa, svolta sotto la supervisione di una pattuglia dei vigili.
La situazione nella scuola Anna Frank
Nell’intero plesso scolastico Anna Frank sono presenti 43 alunni con disabilità (fra elementari e medie) che, in tempo di lockdown, hanno sofferto ancora di più la lontananza dai propri coetanei. «Non è stato facile gestire la situazione – ammette la preside Rinaldi -. Da parte nostra, abbiamo lasciato aperte le aule agli alunni disabili i cui genitori erano d’accordo. In questo modo, anche se non potevano vedere i compagni, godevano almeno della continuità con il luogo: la classe scolastica e il rito di sedersi al proprio banco, insieme all’educatore di riferimento». Anche sugli educatori di sostegno però, non è stato uguale per tutti: «Noi abbiamo sempre permesso la presenza dell’educatore in aula, la sua presenza però dipendeva dal beneplacito della cooperativa», ha spiegato Rinaldi, che chiosa: «Ora che tutti sono tornati in aula, i ragazzi diversamente abili sono più sereni: per loro ancora più che per gli altri il contatto umano è fondamentale».