La Santa Messa è pronta ad abbracciare la nuova traduzione. La Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti il 16 luglio 2019 con un decreto attestava che papa Francesco, in data 16 maggio, aveva concesso l’approvazione alla nuova edizione del Messale romano per le diocesi d’Italia.
Questa nuova edizione del Messale romano è stata dichiarata tipica per la lingua italiana e ufficiale per l’uso liturgico dalla Conferenza episcopale italiana l’8 settembre 2019. L’uso del nuovo Messale è consentito dalla sua pubblicazione mentre diventa obbligatorio dal 4 aprile 2021. Lo scopo non è solo quello di mettere in evidenza i cambiamenti, ma di ritrovare nel Messale il libro per la celebrazione e la comprensione del mistero celebrato. Comprendere, celebrare e vivere sono la modalità corretta per aprirsi alla novità, che non cancella la tradizione, ma la rende attuale attraverso un linguaggio e una ritualità più facilmente accessibili alla cultura odierna. In sintonia con le diocesi lombarde che, a partire dalla prima domenica di Avvento secondo il rito romano, cominceranno a fare riferimento alla nuova edizione del Messale, anche la Chiesa ambrosiana il 29 novembre comincerà a utilizzare, per le parti comuni, la nuova traduzione.
Dal ‘Padre Nostro’ al ‘Gloria’, fino ad arrivare al riferimento ai fedeli. La Chiesa cambia profondamente, avvicinandosi alla contemporaneità pur rimanendo affini alla traduzione. «Per fare un elenco non esaustivo, si potrebbe dire che una delle novità più impegnative è l’inserimento della dicitura “fratelli e sorelle”, laddove precedentemente, per esempio nella formula penitenziale del ‘Confesso a Dio onnipotente’ o nelle varie monizioni e Preghiere eucaristiche, si parlava solo di ‘fratelli’. Questa è una prima indicazione importante perché, da un lato, si viene incontro alla sensibilità sociale odierna e, nello stesso tempo, si sottolinea come vi sia un’attenzione più forte relativamente alla presenza delle donne nella Chiesa». A illustrare i cambiamenti più significativi del Messale recepiti nel testo ambrosiano, è monsignor Claudio Magnoli, segretario della Congregazione del Rito ambrosiano, che ha curato l’edizione del Rito della Messa e sta curando quella dell’intero Messale ambrosiano.
Un piccolo cambiamento va notato nel Gloria, dove l’espressione ‘uomini di buona volontà’ diventerà ‘uomini, amati dal Signore’. «Indubbiamente la novità che ha fatto più scalpore è l’assunzione della nuova versione del Padre Nostro presente nella Bibbia Cei del 2008, che già aveva trasformato ‘come noi li rimettiamo ai nostri debitori’ in ‘come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori’ e codificato ‘non abbandonarci alla tentazione’ invece di ‘non ci indurre in tentazione’», spiega monsignor Magnoli.
«L’aggiunta di quell’’anche‘ – prosegue Magnoli – è per rispettare l’andamento del testo, sia greco, sia latino, perché tutto il Messale romano, quindi di conseguenza anche il nostro, vuole essere più attento all’originale. La scelta, poi, del ‘non abbandonarci alla tentazione‘ tende a superare il rischio di intendere il ‘non ci indurre in tentazione‘ come se Dio volesse provocarci alla tentazione. Quindi, ‘non abbandonarci‘ sembrerebbe esprimere meglio il fatto che Dio custodisce il cammino dei suoi fedeli, anche quando sono nella tentazione, ma non permette che siano vinti da questa».