Partiamo da un presupposto: in questo mestiere, il giornalismo, bisognerebbe essere capaci di lasciare i sentimenti fuori da ogni articolo.
Oggi però risulta essere difficile e per certi versi impossibile lasciare fuori le emozioni parlando della figura di Lino Mandelli, che due giorni fa ci ha lasciati.
È difficile perché quelle persone che lasciano un segno in una comunità, quella di Cinisello Balsamo, non passano inosservate. Chi l’ha conosciuto lo sa, non era un uomo di tante parole. Quelle pronunciate (rigorosamente in dialetto milanese) erano però cariche d’amore. Verso lo sport, con i profondi valori che insegna, la sua Stella Azzurra e (ahimè) la Juventus. Perché nessuno può essere perfetto e il suo difetto era a forti tinte bianconere.
Ironia a parte, a cui lui avrebbe risposto con un grande sorriso, sembra quasi paradossale che per un uomo di poche parole ne servano centinaia di migliaia per raccontarlo. Ma Lino Mandelli ha sempre parlato con i fatti. Con le scarpe sporche di fango e il pallone sempre in testa, senza lasciare indietro nessuno.
In questi giorni il presidente del CSI Massimo Achini ha scritto, parlando della ripartenza post Covid: «Nelle società sportive d’oratorio e di quartiere non si vincono campionati, si tira su l’Italia di domani». Quale descrizione migliore per Lino Mandelli, che di generazioni di cinisellesi ne ha viste passare tante, le stesse che in questi giorni gli stanno risconoscendo il grande lavoro svolto a livello educativo, prima che sportivo. Da quelli che trenta, quaranta o cinquanta anni fa erano genitori, fino ai figli di quelli che allora erano i ‘suoi’ ragazzi. La panchina, Mandelli, l’aveva lasciata già da tempo, tracciando la strada alla Stella Azzurra per i futuri giocatori, chiedo scusa uomini, che un giorno avrebbero mandato avanti la società, nel segno della continuità, pur rimanendo al passo con i tempi.
Quel giorno, oggi, è arrivato e il sentiero è segnato per tutti, sulla scia di una Stella che ora brilla da lassù. Consigli, rimproveri, ironia. Senza contare le tombolate a Natale. Chissà quante società del Nordmilano vivono grazie a queste cose, portate avanti da persone come Lino Mandelli, che hanno deciso di dedicare il loro tempo libero agli altri, senza escludere nessuno. Letteralmente senza escludere nessuno perché, nell’idea di Madelli, gli ultimi sono sempre stati i primi e anche i meno bravi hanno sempre trovato spazio per divertirisi e giocare.
Oggi a Brugherio per la prima volta dopo 64 anni di storia la Stella Azzurra è scesa in campo senza Lino Mandelli. Domani nel suo ‘stadio’, nel suo oratorio, l’ultima partita del mister. Intorno a lui generazioni di giocatori, dirigenti e amici, pronti ad accompagnarlo nell’ultima trasferta. Perdonerete l’emotività di questo articolo, ma tra quelle persone ci sono anche io.
Ciao Lino, mi mancherai.