WikiMafia, la prima e più grande enciclopedia sul fenomeno mafioso, creata nel 2012 a Milano e realizzata oggi da attivisti, studiosi e studenti, lancia una petizione per chiedere «trasparenza da parte di Milan e Inter sulla riqualificazione dello stadio di San Siro». Primo firmatario della petizione è il professore Nando Dalla Chiesa, che insegna Sociologia della criminalità organizzata alla facoltà di Scienze Politiche della Statale di Milano, nonché figlio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa
La petizione recita: «Egregio Signor Sindaco Beppe Sala, Egregio Presidente del consiglio comunale Lamberto Bertolé,
in queste settimane difficili per la nostra città a causa dell’emergenza sanitaria, è tornata di prepotente attualità la questione del possibile abbattimento o rifunzionalizzazione dello Stadio San Siro, intitolato dal 1980 a Giuseppe Meazza.
Abbiamo deciso di scrivervi, certi della vostra sensibilità sul tema, per esprimere seria preoccupazione e perplessità sulla trasparenza dell’intera operazione immobiliare che ha spinto le società di Milan e Inter a proporre i due progetti di riqualificazione dell’area.
Da cittadini milanesi impegnati nella lotta alla mafia, alla corruzione e all’evasione fiscale, nonché nella promozione della trasparenza nella pubblica amministrazione, giudichiamo in maniera estremamente negativa il fatto che ad oggi Milan e Inter non abbiano ancora risposto alla richiesta, fatta il 4 ottobre 2019 dal Presidente della Commissione Antimafia David Gentili, di dichiarare il proprio titolare effettivo, cioè la o le persone fisiche che possiedono oppure controllano direttamente o indirettamente i due enti con cui l’Amministrazione sta trattando.
Perché tanta reticenza? Di fronte a un intervento di tale importanza dal punto di vista economico, che andrà a modificare l’assetto urbanistico, oltre a trasformare uno dei simboli della nostra città, crediamo non si possa restare a guardare e fare finta di niente. Anche alla luce della fama di “avvoltoio” del fondo Elliott, proprietario del Milan – il cui modus operandi è stato efficacemente descritto dall’economista Marco Ambrogi – quali garanzie ha la città di Milano che non ci troviamo di fronte a investitori interessati alla mera speculazione, che non credono davvero nello sviluppo del nostro territorio? Vi sembra giusto sottoscrivere una concessione, un contratto d’appalto o una convenzione urbanistica, con qualcuno di cui non si conosce l’identità?
Soprattutto: se non conosciamo gli investitori, quale garanzia abbiamo sulla provenienza dei capitali investiti?
A dieci anni dall’indagine Crimine-Infinito, che squarciò il velo dell’omertà a Milano e in Lombardia, tanto è stato fatto, anche dall’istituzione comunale, per contrastare efficacemente la proliferazione delle organizzazioni mafiose in città; nel 2017 Milano è stata scelta come sede degli Stati Generali della Lotta alle Mafie anche in ragione della sua capacità di creare sinergie virtuose tra Comune, Università, Procura e Società civile. Proprio per questo crediamo non si possano fare passi indietro, anzi, soprattutto in questo delicato momento storico in cui la permeabilità del tessuto socio-economico della città è maggiore per via della crisi economica post-covid19, pensiamo che Milano dovrebbe distinguersi come apripista su questi temi.
Soprattutto se questo passo indietro riguarda lo Stadio di San Siro, che è uno dei simboli della nostra città, che a ragione si è guadagnato i soprannomi di ‘Scala del Calcio’ e ‘Tempio del Calcio’, essendo lo stadio più titolato del mondo e il più capiente d’Italia. Senza stare a ripercorrere tutti i riconoscimenti che ha avuto, come il secondo posto nel 2009 nella classifica degli stati più belli del mondo stilata dal Times, è sufficiente ricordare che nella ricerca del 2014 condotta da Camera di Commercio e Università degli Studi di Milano, San Siro è al terzo posto tra le opere più identificative della città, dopo il Duomo e la Triennale. Sullo stesso sito ufficiale, lo Stadio di San Siro è descritto come ‘una leggenda’ del calcio.
Non condividiamo quindi il parere della Commissione regionale per il patrimonio culturale della Lombardia, che lo scorso 20 maggio ha ritenuto l’impianto non meritevole di alcuna tutela (parere sul quale sappiamo sono stati già presentati due ricorsi gerarchici al Ministero dei Beni Culturali, uno da parte dei Verdi-Europa Verde di Milano e l’altro dal Comitato Verde San Siro).
Restiamo contrari all’ipotesi dell’abbattimento di un simbolo della città di Milano, nonché di una vera e propria icona dello sport italiano, anche sulla base di valutazioni strettamente tecniche: il nuovo stadio avrebbe una capienza massima di 60mila posti, quando lo scorso 9 febbraio all’ultimo Derby Milan-Inter hanno assistito 75.817 spettatori, il che significherebbe tagliare fuori da uno dei match di maggior prestigio nel panorama europeo e tra i più noti in quello mondiale una fetta per nulla indifferente di tifosi.
Sarebbe uno strano caso di offerta che non incontra la domanda, nella capitale economica d’Italia: può la recente flessione del numero degli spettatori, per altro già in ripresa, trasformare la riqualificazione di San Siro in un caso unico al mondo di riduzione della capienza rispetto alla costruzione di nuovi impianti, in controtendenza rispetto a quanto fatto dagli altri grandi club europei, che l’hanno raddoppiata o quasi, scommettendo su una visione in grande di se stessi nel medio periodo?
Ed è qui che sorge il sospetto che in realtà l’interesse non sia il rilancio dello sport e del calcio nella nostra città, ma “estrarre valore” dallo Stadio di San Siro allo scopo di “premiare” gli shareholders con i profitti realizzati con l’operazione immobiliare alla base dei due progetti presentati da Milan e Inter. Anche perché l’assunto che ha portato alla decisione di non optare per la ristrutturazione di San Siro, cioè i maggiori costi, viene smentito anche dalla stessa analisi ufficiale dei due club (la ristrutturazione costerebbe circa 510 milioni di euro contro i 650 milioni di euro del nuovo stadio).
Abbiamo apprezzato le dichiarazioni del Sindaco Sala circa la sua contrarietà a concedere indici di edificabilità più che doppi, tuttavia l’accordo trovato con le società di fissare l’indice volumetrico a 0,51, contro lo 0,35 imposto dal Pgt, ci sembra vada anche decisamente in contrasto con la dichiarazione di emergenza ambientale votata dal Consiglio Comunale il 20 maggio 2019.
Per questi motivi, vi chiediamo di essere garanti di noi cittadini su un tema fondamentale come quello della trasparenza sulla provenienza dei capitali che vengono investiti nella nostra città, ma anche della tutela dei simboli identitari di Milano e della sua sostenibilità ambientale.
In attesa di un riscontro da parte vostra, chiediamo a tutti i cittadini sensibili di firmare questo appello e di diffonderlo».