Burocrazia. Nata per uno scopo importante, affidata a più persone e livelli, soprattutto per l’amministrazione di uno Stato e non solo. Importante se utilizzata con onestà, obiettività, altrimenti no.
Un sostantivo femminile, poco piacevole in mano al burocrate (per fortuna non tutti) capace di farne un’arma, pronta a colpire, Tizio, Caio o Sempronio. Per molti un film già visto, per altri no, sentito solo nei racconti. Una rete micidiale, piena di lacci e intrecci, che accompagnata da leggi macchinose, obsolete e superate, può portare nel caso di imprenditori, addirittura al fallimento per non dire altro.
Non c’è politica che a parole non la combatta, così come la mala giustizia, tutti contro, ma poi? Eccola spuntare di nuovo con l’ennesima promessa di migliorarla e rendere le procedure più snelle. A volte la burocrazia, la fa l’impiegato, il funzionario, anche non andando a lavorare, con pratiche che rimangono ferme sulle scrivanie o chiuse nei cassetti, non visionate, rimandando di giorno in giorno per poi dire, manca un documento e poi ancora un altro e così via.
Chi di noi non ha una storia da raccontare? Chi di noi non si è arrabbiato almeno una volta dinnanzi a una pratica, un certificato, girando da un ufficio all’altro? Certo, c’è burocrazia e burocrazia. Oggi si parla di semplificazioni, snellire lo Stato sugli appalti pubblici, staremo a vedere.
L’editoriale del Gazzettino Metropolitano è a cura del direttore Marco Fabriani