Negli scorsi giorni, il consiglio comunale di Sesto San Giovanni ha approvato il bilancio consuntivo del 2019 con 14 voti favorevoli e 8 contrari. A cantar vittoria è l’amministrazione della città, che ha annunciato di aver azzerato il buco di bilancio (dichiarato nel 2017) da 21 milioni euro, chiudendo il piano di rientro con ben 24 anni di anticipo.
«Siamo particolarmente soddisfatti nell’annunciare che abbiamo tecnicamente chiuso entrambi i piani di rientro con larghissimo anticipo: il primo, quello trentennale, lo chiudiamo con 24 anni di anticipo, mentre il secondo, decennale, lo chiudiamo in appena un anno – commenta il sindaco di Sesto San Giovanni, Roberto Di Stefano -. Due anni fa, nelle operazioni di chiusura del rendiconto del 2017, avevamo scoperto 21 milioni di disavanzo, oltre ai 5 milioni di debiti fuori bilancio per il prolungamento della M1, per un totale di 26 milioni di buco ereditato dalle precedenti amministrazioni, così come certificato dalla Corte dei Conti. Nel 2018 abbiamo portato il disavanzo da 21 a 10 milioni di euro, mentre nel 2019 scendiamo da 10 milioni a 805mila euro. In due anni abbiamo recuperato 20 milioni, ripulendo il bilancio da residui molto vecchi, mai riscossi da chi ci ha preceduto, e divenuti pertanto inesigibili. I numeri non mentono mai e dicono che, grazie a un’azione capillare e certosina, giorno dopo giorno, stiamo rimediando alla disastrosa situazione ereditata. Migliora anche il fondo di cassa che nel 2017 era di 300mila euro, nel 2018 di 8 milioni di euro e nel 2019 di 14 milioni di euro».
Ma il Pd, dai banchi dell’opposizione, tuona: «Nel 2017 il sindaco Di Stefano ha urlato un buco di bilancio ingestibile da colmare in trent’anni e ha deciso da solo il predissesto pur sapendo benissimo che non era necessario e che sarebbe bastato un intervento strutturale per riassorbire velocemente un disavanzo tecnico. Questo giochetto è costato moltissimo ai cittadini in tasse aumentate (Tosap, tassa sulla pubblicità) e servizi cancellati (asili nido un esempio per tutti). Ha poi venduto le farmacie comunali risanate e appetibili sul mercato e con quei soldi ha dichiarato di esser stato efficace».