Nella notte tra mercoledì e giovedì, Davide ‘Alex’ Garufi, tiktoker di 21 anni, si toglie la vita nella sua abitazione a Sesto San Giovanni, utilizzando la pistola del padre, guardia giurata. Da un paio d’anni aveva iniziato un percorso per l’affermazione di genere, aveva scelto di identificarsi con una donna transgender e sui social raccontava la scoperta della propria identità. Oltre ai molti messaggi di sostegno, non mancavano attacchi omofobi e commenti offensivi legati alla sua identità di genere.
Sul caso, la procura di Monza ha aperto un fascicolo per ‘istigazione al suicidio’, un’ipotesi tecnica necessaria per procedere con l’autopsia, come previsto dalla normativa vigente. Secondo i primi rilievi dei carabinieri di Sesto San Giovanni, non ci sarebbero dubbi sulla dinamica. Garufi non ha lasciato messaggi o spiegazioni scritte. Tuttavia, secondo le testimonianze raccolte, si trovava in un periodo di difficoltà. Una vicina di casa, con cui si confidava, ha riferito di un profondo malessere, dovuto anche agli insulti trasfobici ricevuti online. Gli inquirenti hanno disposto il sequestro del telefono per verificare eventuali contatti che possano aver contribuito ad acuire il disagio vissuto.
Al momento, però, non emergono elementi concreti che colleghino direttamente il suicidio a episodi specifici di minacce o pressioni esterne. Sui social, la notizia della morte di Garufi si è diffusa rapidamente, suscitando una forte reazione nella comunità Lgbtq+ e tra chi seguiva le sue dirette online. Molti utenti hanno puntato il dito contro gli ‘hater’, accusando il clima d’odio transfobico presente sui social network di avere avuto un ruolo nella vicenda.
«Il mio pensiero va ad un giovane di Sesto San Giovanni che ci ha lasciati troppo presto – ha dichiarato il sindaco Roberto Di Stefano -. A nome di tutta la comunità, è con profondo dolore che esprimo il mio più sentito cordoglio per la scomparsa di Davide Garufi e la mia totale vicinanza alla sua famiglia e ai suoi cari. Al di là di ogni considerazione, ciò che rimane è l’immane tragedia di una vita spezzata. In attesa che le indagini facciano il loro corso, quanto accaduto ci ricorda con forza quanto sia urgente e necessario contrastare ogni forma di bullismo e sopraffazione per rimettere al centro la cultura del rispetto e della dignità».