La storia di Milena Quaglini, serial killer di uomini violenti, inizia a Mezzanino, nell’oltrepò pavese, nel 1957. È qui che, crescendo tra le risaie lombarde, comincia a subire gli abusi del padre alcolizzato che la segneranno profondamente. Milena Quaglini se ne va di casa presto, si sposa ed ha un figlio ma purtroppo il suo primo marito muore prematuramente; è in questo periodo che Milena Quaglini comincia a soffrire di depressione.
A Travacò Siccomario, in provincia di Pavia, conosce Mario Fogli, camionista di una ditta di costruzioni. Si sposano ed hanno due figlie; Quaglini è una donna minuta, con la passione per la pittura che, probabilmente senza rendersene conto, finisce in un matrimonio dove si ripropongono le stesse violenze vissute nell’infanzia. Milena Quaglini riesce ad allontanarsi da Mario Fogli e, per arrotondare, trova un lavoro da Giusto Dalla Pozza, 83enne che le presta 4 milioni.
Della Pozza inizia però a ricattare sessualmente Milena Quaglini proponendo un rimborso in natura: quando lui un giorno del 1995 prova a violentarla lei reagisce, colpendolo con una lampada e lasciandolo in casa agonizzante. Quaglini viene condannata a 20 mesi per eccesso di legittima difesa per questo primo omicidio. Le liti con il marito Mario Fogli, una volta scontata la pena e tornata a casa, non finiscono.
La sera del 2 agosto 1998 Milena Quaglini, sfinita dalle continue aggressioni del coniuge, dopo aver messo a letto le sue figlie prende una corda da tapparella e lega il marito uccidendolo per incameramento. Milena Quaglini dirà di aver perso la testa, che non voleva farlo. «Ho sentito di rivivere tutti gli abusi della mia infanzia», spiegherà. Il gip di Voghera la condanna a 14 anni. L’avvocato riesce a ottenere i domiciliari in attesa dell’appello ma non avendo casa cerca Quaglini cerca una sistemazione e incontra Angelo Porrello che le offre un appartamento.
Il 53enne di Bescapè, precedentemente condannato per violenza sessuale sulle figlie, scompare nell’ottobre 1999. Viene ritrovato nella concimaia di casa in avanzato stato di decomposizione. Milena Quaglini confesserà anche questo delitto: l’aveva violentata due volte e lei, dopo averlo spinto avere un caffè alterato da tranquillanti, lo aveva affogato nella vasca da bagno. Rinchiusa nel carcere di Vigevano, Milena Quaglini si toglie la vita nel 2001 nella sua cella.