Sono stati pubblicati ieri da Legambiente i risultati della ricerca sull’inquinamento da fonte agricola in Pianura Padana pubblicati sulla rivista scientifica ‘Frontiers in environmental sciences’. Nella Pianura Padana le polveri sottili che derivato dall’attività zootecnica sarebbero un terzo del totale.
La causa principale dell’inquinamento è l’ammoniaca, gas rilasciato da liquami zootecnici e campi troppo intensamente fertilizzati con urea e letami, a responsabile della formazione di particolato secondario (pm10) sotto forma di sali solidi, in particolare solfati e nitrati d’ammonio.
«L’inquinamento dell’aria in Pianura Padana – ha affermato Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia e co-autore della ricerca -, è l’esito di una fortissima concentrazione di fonti emissive entro uno spazio geografico circoscritto, e tra queste quella legata agli allevamenti intensive non è affatto secondaria. In Lombardia, nell’arco dell’ultimo ventennio, le emissioni di ammoniaca di fonte agricola si sono ridotte solo del 7%, mentre quelle di altri inquinanti generati da tutti i settori si sono pressoché dimezzate. È chiaro che non c’è speranza di vedere un sostanziale miglioramento della qualità dell’aria senza una ristrutturazione degli ordinamenti produttivi dell’agricoltura padana, che oltre alle misure di mitigazione includa la riduzione del numero di animali allevati».
«Occorre che l’agricoltura venga pienamente coinvolta nella transizione ecologica della nostra economia – aggiunge Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia -. Quella che oggi può apparire una difficile sfida, per la qualità dell’aria e la salute dei cittadini, deve invece diventare una azione vincente per la qualificazione della filiera agroalimentare del Nord Italia».