La polizia di Stato ha scoperto a Milano una fitta rete di usura intorno alla pratica della ‘junta’, una forma di prestito solidale molto diffusa in Perù.
La junta prevede che dieci, quindici o anche venti persone si riuniscano con lo scopo di prestarsi del denaro; uno di loro svolge il ruolo di cassiere e gli altri partecipano con una quota a testa, solitamente attorno ai 500 euro, che versano mensilmente per una durata che può variare dai 12 ai 15 mesi. Si tratta di una pratica importata direttamente dal Perù, nata all’interno delle famiglie e garantita da rapporti di parentela grazie ai quali i debiti vengono sempre pagati. In Italia la ‘famiglia’ può essere composta da connazionali non necessariamente parenti con rapporti di garanzia che si diluiscono e che non garantiscono la tenuta della junta effettuata in Perù.
Il gioco entra in crisi infatti nel momento in cui i partecipanti non pagano, e non pagando mettono in difficoltà il banchiere che, per coprire la junta, è costretto a coprire gli ammanchi con le proprie risorse rischiando di essere trascinato in un gorgo di debiti contratti a tassi di usura stellari da altri connazionali: un debito di 13mila euro diventa di 25mila nel giro di pochi mesi grazie a interessi del 10-15 per cento mensile.
L’indagine nasce dalla denuncia di una coppia di origine peruviana che, per finanziare una attività commerciale nel 2022, è finita preda di un giro di prestiti a strozzo tra Italia e Perù cui non ha saputo far fronte, nemmeno con l’aiuto dei familiari dal paese natio, a loro volta indebitati, divenendo vittima di minacce prima velate e indirette, effettuate con modalità pacate, poi aggressive con chiamate dal Perù in cui si diceva ‘il mondo è piccolo’ e ‘ho parenti a Milano’. Nel corso della denuncia le vittime avevano riferito di un incontro fissato il 6 luglio per ritirare 2mila euro: all’appuntamento si sono presentati i poliziotti che hanno colto in flagranza lo scambio del denaro e arrestato per estorsione una coppia di cittadini peruviani.
L’indagine ha poi permesso di scoprire una fitta rete di usura, connivenza, omertà e pratiche economiche fantasma e illegali. A casa dei due arrestati sono stati trovati 9mila euro in contanti nascosti bene in casa e impacchettati con cura oltre ad appunti con liste di nomi e percentuali di prestiti.