Patentini per razze canine e istruzione obbligatoria: sono temi di cui si parla molto nel Nordmilano a seguito dell’incidente avvenuto a Sesto San Giovanni; poche settimane fa un pitbull ha azzannato una bambina di due anni ferendola gravemente. Abbiamo cercato di fare il punto con Stefano Migliaccio, istruttore cinofilo che lavora da più di 13 anni nel settore nel Nordmilano.
«Il tema è molto complesso – spiega Migliaccio – perché proporre un patentino o percorsi obbligatori senza strutture formative preparate non risolverebbe i problemi». In Italia non esiste un albo degli educatori e istruttori cinofili ad esempio come non esiste un ente che fornisce indicazioni univoche. «Il pitbull è una razza nata in Inghilterra: lì viene riconosciuta ma in Italia no». Il pitbull infatti non è presente ad esempio tra le razze riconosciute dall’Enci, ente nazionale cinofilia italiana. «Queste differenze impediscono un coordinamento nazionale e delle direttive condivise».
«Esistono poi diverse tipologie di professioni che possono supportare la formazione canina: si parte dall’educatore che insegna comandi di base ai cani come ‘seduto’; l’addestratore che utilizza la componente educativa portandola verso la performance come nel caso della camminata al passo. La figura dell’istruttore è invece attenta alla parte psicologica ed emotiva dell’animale che è necessario comprendere e conoscere per il benessere del cane e per instaurare un rapporto positivo cane-uomo. È grazie all’empatia e alla comprensione della psicologia dell’animale che si colgono segnali di potenziale malessere e conseguente aggressività», spiega Stefano Migliaccio.
«Spesso si parla di aggressività innata in certe razze ma anche qui è necessario spiegare meglio: il pitbull è stato ‘creato’ per essere aggressivo contro altri animali, non contro l’uomo. A volte ci si riferisce a queste razze come se fossero le più aggressive contro gli umani ma non è così: ad esempio i cani da pastore, che per anni hanno difeso l’uomo, sono più propensi ad attaccare le persone rispetto ai molossidi che sono piuttosto affidabili da questo punto di vista».
La prevenzione è un tema importantissimo e spesso sottovalutato: «Mi è capitato di lavorare con una famiglia che possedeva un rottweiler che mostrava aggressività verso tutti i componenti tranne che per il figlio di 12 anni: questo era dovuto al fatto che il bambino non aveva ancora sviluppato ormoni come il testosterone e il cane non lo percepiva come una minaccia. Purtroppo la famiglia non ha prestato attenzione a questo aspetto ritenendo che il bambino fosse il ‘preferito’ del cane e a distanza di pochi mesi è avvenuto un incidente che si sarebbe potuto evitare». Stefano Migliaccio lavora come istruttore in tutta la zona del Nordmilano muovendosi in base alle esigenze. «In Italia, e soprattutto al nord, abbiamo una buona cultura nell’educazione cinofila rispetto ad altri Paesi: ora è importante che crescano la competenze rispetto all’istruzione e all’addestramento».