La storia della statua di Sant’Ambrogio a Milano è una storia violenta: fu infatti decapitata ben 4 volte prima di trovare pace. Al centro della facciata di Palazzo dei Giureconsulti in piazza Mercanti, la torre ospita una nicchia con la statua di Sant’Ambrogio, opera di Luigi Scorzini, installata nel 1833.
Anticamente in quella nicchia vi era una statua della Giustizia, con fattezze femminili e in abiti romani, che durante la dominazione spagnola, nel 1611, fu sostituita una prima volta con la raffigurazione di Filippo II di Spagna, opera di Andrea Biffi. La distruzione di questa risale al 1796. La statua viene ricordata anche nei Promessi Sposi quando nel capitolo XII Renzo assiste alla rivolta a Milano e la figura del monarca spagnolo appare con il «viso serio, burbero, accipigliato» e con un braccio teso. Racconta Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi: «Quella statua non c’è più, per un caso singolare. Circa cento settant’anni dopo quello che stiam raccontando, un giorno le fu cambiata la testa […] e alla statua fu messo nome Marco Bruto».
Fu Bruto, l’assassino di Cesare, a essere infatti il nuovo ospite della nicchia, anche se per poco. Manzoni racconta che un paio di anni dopo, la statua di Bruto fu mutilata. E così rimase fino al 1833 quando Luigi Scorzini adattò l’antica statua originaria a quella di Sant’Ambrogio nell’atto di benedire la piazza davanti a lui. I milanesi, ironici e maliziosi, intravedono ancora le sembianze della matrona romana e da sempre la soprannominano affettuosamente «Sant’Amboeus cont i tètt!»