Il dialetto milanese è ricco di modi di dire che riguardano il meteo. Prima che le previsioni fossero disponibili su smartphone, la saggezza popolare ha raccolto valide indicazioni in espressioni dialettali che cambiano da regione a regione e da provincia a provincia. Infatti ogni tradizione ha cercato di descrivere i segnali naturali condizionati dalla latitudine, dalla vicinanza ai monti o, nel caso di Milano, dalla collocazione in una pianura.
‘Quan del sol el se volta indree a la matina gh’è l’acqua ai pee’ ovvero se il sole, tramontando, fa capolino dietro alle nuvole, allora la mattina seguente ci si sveglierà con la pioggia (Quando il sole si volta indietro, la mattina ci sarà l’acqua ai piedi). Il modo in cui tramonta il sole veniva interpretato per cogliere previsioni sul giorno successivo. Da qui anche il detto ‘Rosso di sera, bel tempo si spera’ ovvero, il cielo rosso dà una speranza di beltempo.
Nonostante il cambiamento climatico, i motti contengono ancora alcuni consigli utili, come nel caso di quelli utilizzati per descrivere i mesi dell’anno. ‘Arpril prilett, on dì cald on dì fredd’: aprile apriletto, un giorno caldo e un giorno freddo. I detti popolari cercavano di decifrare l’incognita del meteo che poteva distruggere o accrescere un raccolto. ‘Marz succ, vilan ricch’ ovvero Marzo asciutto, contadino ricco. E ancora: ‘Se piœuv per San Giovan (24 giugno), el succ el fa pocch dann’: Se piove a San Giovanni la siccità non farà molti danni.
Celebri anche i modi di dire che cercano di prevedere la fine del freddo invernale: ‘A la Candelora de l’inverna semm foera, ma se piœuv o tira vent de l’inverna numm semm dent’. Se il due febbraio piove o tira vento c’è da aspettarsi altri giorni freddi.