In Italia le disuguaglianze economiche stanno aumentando: l’1% più ricco in proporzione paga meno tasse del restante 99% dei contribuenti. Lo dimostra lo studio dell’Università Bicocca congiunto con la Scuola superiore sant’Anna pubblicato dalla rivista Journal of the european economic association che analizza i redditi e il sistema fiscale italiano. Lo studio conferma che esistono importanti differenze fiscali legate soprattutto alla tipologia di reddito: sono i lavoratori dipendenti a pagare più imposte, seguiti dai lavoratori autonomi, dai pensionati e da chi percepisce soprattutto rendite finanziarie e locazioni immobiliari.
Grazie ai dati raccolti lo studio mostra come negli ultimi decenni sia aumentata la forbice sociale: dal 2004 al 2015, mentre il reddito nazionale reale si riduceva del 15 per cento, il 50 per cento più povero degli italiani subiva la maggiore perdita con un calo di circa il 30 per cento e tra questi i giovani tra i 18 e i 35 anni sono stati i più colpiti con perdite del reddito fino al 42 per cento.I ricercatori mostrano anche la distribuzione della ricchezza: il 50% più povero degli italiani maggiorenni detiene meno del 17% del reddito nazionale e vive con meno di 13 mila euro all’anno. Invece, «l’1% più ricco del Paese detiene circa il 12% del reddito nazionale, cioè una media di 310 mila euro all’anno – spiega Elisa Palagi, autrice dello studio e ricercatrice di Economia alla Scuola superiore sant’Anna -. Solo una ridottissima parte dei redditi dei più ricchi è ottenuta grazie ai redditi da lavoro dipendente». Paragonando l’Italia ad altri paesi la concentrazione della ricchezza è simile alla Francia e ancora lontano dai livelli di estrema concentrazione degli Stati Uniti, ad esempio. Il dato che si sottolinea però è il trend in diminuzione della quota di reddito detenuta dalle fasce meno abbienti, come sottolineato da Alessandro Santoro, autore dello studio e pro-rettore al bilancio dell’Università di Milano-Bicocca: «A differenza della situazione in Francia, dove le fasce più deboli hanno visto un modesto aumento della loro quota di reddito in Italia si osserva l’opposto, con le fasce più povere che diventano sempre più svantaggiate».
Infine lo studio mostra come il sistema fiscale italiano sia regressivo se si considera la distribuzione del patrimonio e non ci sia quindi proporzione tra valore dei beni e tasse dovute. Emerge quindi «la necessità di avviare una profonda e seria discussione sullo stato attuale del sistema fiscale italiano – proseguono i ricercatori -. L’evidenza di una regressività che favorisce solo le fasce di reddito più elevate sottolinea l’urgenza di riforme mirate che non penalizzino i redditi più bassi, ma mirino a correggere gli squilibri presenti riducendo le disuguaglianze e promuovendo una distribuzione del carico fiscale in modo proporzionato».