È stato presentato all’Istituto Superiore di Sanità uno studio svolto in collaborazione con il Dipartimento politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’ISS.
Lo studio intitolato ‘Dipendenze comportamentali nella generazione Z’ ha evidenziato che sono quasi 2 milioni gli adolescenti in Italia che manifestano compatibilità comportamentali con dipendenze di varia natura, circa 1,2 milioni vittime della dipendenza da cibo, circa 500.000 assuefatti ai videogiochi, più o meno 100.000 condizionati dai social media e circa 65.000 i giovani che si alienano, vittime di un ansia sociale, di un disagio che impedisce le relazioni e rende impossibile adattarsi alla società, noti al mondo scientifico, come i soggetti Hikikomori. Come riporta Ansa, la ricerca che ha coinvolto più di 8.700 studenti tra gli 11 ed i 17 anni e circa 1.044 genitori, è stata eseguita da Explora Addiction Research Division.
I dati assolutamente sconfortanti e che richiedono la massima attenzione sul problema e sulle azioni da intraprendere spiegano che la prima dipendenza che riguarda il cibo, colpisce quasi esclusivamente le femmine delle scuole superiori e 1 caso su 10 è considerato molto grave, nella fascia più piccola di età che va dagli 11 ai 13 anni si è riscontrato un rischio 11,62 volte più alto di cadere in depressione grave o moderatamente grave. Per la seconda dipendenza che coinvolge il gioco, il pubblico prettamente maschile, riguarda il 12% degli studenti. Uno su 5 degli alunni di sesso maschile delle secondarie di primo grado manifesta sintomi molto acuti di dipendenza da gioco, che poi si affievoliscono negli anni con la crescita del soggetto. Un posto sul podio delle dipendenze lo hanno conquistato anche i social media, 1 ragazzo su 40 con una percentuale più alta nelle ragazze tra i 14 e i 17 anni ne è vittima con tutti i rischi che ne conseguono. In alcuni casi, insieme alla dipendenza hanno un rischio 10,2 volte più alto di sviluppare una forma di ansia sociale grave. Per i più giovani preoccupa il fenomeno Hikikomori, la fascia di età tra gli 11 e i 13 anni è la più delicata in quanto moltissimi tra gli intervistati, hanno dichiarato di essersi completamente isolati dalla vita sociale.
La generazione Z mostra molte fragilità che stanno crescendo in maniera esponenziale e che devono far riflettere sia le famiglie sia le Istituzioni di riferimento, su quanto sia importante lavorare per costruire una alleanza genitore-figlio, supportata da un aiuto psicologico, psichiatrico e anche farmacologico al bisogno.