Quattro tappe per guardare Milano attraverso gli occhi di Arnaldo Pomodoro, artista italiano contemporaneo noto anche a livello internazionale per le sue sculture e le geometrie che si scompongono.
Pomodoro, nato in Romagna nel 1926, si è trasferito a Milano nei primi anni Cinquanta dove ha iniziato a lavorare e ad affinare il suo stile di scultore e orafo, frequentando artisti come Lucio Fontana. Ancora oggi, all’età di 96 anni, Pomodoro tiene vivo l’interesse artistico di questa città.
Proprio a Milano ha sede la Fondazione Arnaldo Pomodoro, costituita nel 1995 dallo stesso artista con l’obiettivo di creare una ‘casa della scultura’, luogo aperto alla rilettura dell’arte del Novecento e alla creatività dei giovani artisti, uno spazio collettivo di studio e confronto sui temi dell’arte contemporanea.
La Fondazione negli anni si è impegnata a diffondere il patrimonio consegnato da Pomodoro, organizzando mostre, progetti, promuovendo ricerche e momenti di confronto. Una volta al mese, la Fondazione Pomodoro organizza un tour guidato alla scoperta della vita e delle opere dell’artista. Un percorso in quattro tappe che si snoda da piazza Meda – dove è installato il Disco Grande – alla Casa Museo Poldi Pezzoli, passando dalle Gallerie d’Italia, fino al Museo del ‘900.
Durante le due ore di visita, per un chilometro circa di camminata attorno al centro di Milano, la guida accompagna i partecipanti in un percorso di avvicinamento a Pomodoro, senza tralasciare le connessioni con altri artisti importanti per comprenderne lo stile.
Il ritrovo in piazza Meda permette ai visitatori di osservare da vicino il Disco Grande e di comprenderne le particolarità. Realizzato in bronzo nel 1972, questo sole metaforico è collocato nel cuore di Milano, in una triangolazione perfetta tra piazza della Scala, il Duomo e San Babila. Racchiude gli influssi arrivati dal Leonardo da Vinci dell’Uomo vitruviano e anche dal viaggio in Messico dell’artista. In Messico, Pomodoro si era avvicinato al calendario azteco – con le sue figure antropomorfe – e aveva conosciuto lo scultore Constantin Brâncuși, del quale aveva dichiarato: «Le sue geometrie sono talmente perfette che vorrei romperle». Ed è da questa esigenza di rompere la perfezione e le geometrie che nascono opere come questa. Il bronzo – materiale d’elezione dell’artista – crea un gioco di luci e di riflessi, che consente una visione differente da ogni prospettiva. Osservato lateralmente, il disco mostra infatti tutte le sue imperfezioni, in un dialogo tra razionale e irrazionale, ragione e inconscio.
La tappa al Museo Poldi Pezzoli mette in luce l’arte di orafo di Pomodoro, abile nella lavorazione dei metalli. La sala d’armi nel suo allestimento corrente del 2000 è opera dello scultore, che interpreta il tema dell’armeria valorizzando la sua identità storica e creando un a reinterpretazione delle armature antiche.
Nelle Gallerie d’Italia, il primo confronto per capire Pomodoro è quello con Lucio Fontana, artista che l’ha profondamente influenzato. Le Gallerie conservano le opere della serie Concetto spaziale, vere e proprie sculture su tela dove Fontana apre a una quarta dimensione dello spazio, quella della luce e dell’infinito. Nei buchi della tela, l’artista fa passare pezzi di vetro che ricordano la scultura veneziana. Un passaggio che Pomodoro riprende magistralmente nella sua ‘Rosa del deserto’, il disco esposto nelle Gallerie. Qui Pomodoro riprende da Fontana i segni nello spazio, con le piccole sfere inscritte sul disco e interpretabili come germogli.
Al Museo del ‘900 invece si possono indagare le connessioni tra l’artista e Umberto Boccioni, a sua volta emblematico del dinamismo e della Milano che cambia. Così come nelle opere di Boccioni, ritroviamo in Pomodoro la scomposizione geometrica e la gestione dello spazio attraverso un’altra materia. Opere che vanno guardate cambiando ogni volta il punto di vista.
Per prenotare la visita guidata: www.fondazionearnaldopomodoro.it