L’umanità ha vissuto per anni considerando il buco dell’Ozono la più grave minaccia ambientale alla sua sopravvivenza. Per oltre 40 anni, dal momento in cui è scattato l’allarme mondiale per la perdita di Ozono, causato dall’assottigliarsi dello strato di questo gas presente nell’atmosfera, si è vissuti con l’incubo di non poter più avere un filtro naturale nella stratosfera e di non poter più proteggere gli esseri viventi dai raggi ultravioletti del sole, estremamente dannosi per la vita sulla terra.
In questi ultimi anni i valori sono cambiati, si sono raccolti i frutti di un grande lavoro di squadra e grazie ad una azione radicale e decisiva messa in atto da molti governi in questi decenni, al fine di eliminare gradualmente la produzione di tutte le sostanze che hanno contribuito a danneggiare lo strato di ozono, l’Onu ha dichiarato sul Guardian che si è sulla buona strada per recuperare in gran parte del mondo i valori normali dello strato di ozono e che la situazione, entro il 2040, sarà recuperata completamente, per concludersi definitivamente nel 2045 sull’Artico e nel 2066 sull’Antartide.
Nel 1989 con la sottoscrizione del protocollo di Montreal, l’accordo internazionale che ha favorito l’eliminazione del 99% di tutte le sostanze chimiche che, disperse nell’aria avevano contribuito all’assottigliamento dello strato di Ozono nell’atmosfera (Clorofluorocarburi CFC utilizzati come refrigeranti e solventi), si è dimostrato che i Paesi del mondo, se hanno un obiettivo, possono riunirsi per decidere una strategia comune ed agire di conseguenza. L’Accordo di Montreal è stato il trattato ambientale di maggior successo della storia.
David Fahey, uno scienziato della National Oceanic and Atmospheric Administration e autore della nuova valutazione, dichiara, come riporta Ansa, che il trattato è stato fondamentale per la gestione dei Cfc e per l’utilizzo controllato degli Hfc (Idrofluorocarburi) in quanto gas serra altrettanto pericolosi. Questo lavoro di squadra, costituisce un importante precedente per le azioni sul cambiamento climatico come sostiene Petteri Taalas, segretario generale dell’Organizzazione Metereologica Mondiale, che auspica una risposta globale unificata, per abbandonare i combustibili fossili, ridurre i gas serra e limitare il pericoloso aumento delle temperature.