La donazione degli organi, di tessuti e di cellule è uno dei gesti che più manifesta il valore civico di un individuo che, essendo parte di una comunità, consente a un altro essere umano colpito da grave e irreversibile malattia di organi, tessuti o cellule, di tentare la guarigione con il trapianto, spesso unica possibilità di sopravvivenza.
Migliaia di persone sono iscritte nelle liste che regolano e disciplinano le donazioni degli organi, e sempre troppo pochi sono i donatori. Le persone spesso non sono adeguatamente informate sull’importanza della donazione e sull’ opportunità di una grande tutela del nostro ordinamento dal punto di vista medico, etico e legale.
Norme che rendono più consapevole la scelta di chi desidera donare e garantiscono il rispetto della volontà espressa sia come donatore vivente, che come donatore post decesso, al fine di proteggere la salute psicofisica del donatore, come indicato nel sito ufficiale del Centro Nazionale Trapianti.
Il trend di crescita avvertito nel 2021 si è confermato nel 2022 con un 1.830 donazioni (+3,7%) e 3.887 trapianti (+2,5%) numeri, che hanno stabilito il record del 2022 e rappresentano il secondo miglior risultato di sempre per l’Italia. Il Ministro della Salute Orazio Schillaci, soddisfatto per i risultati raggiunti, sostiene, come riportato da Ansa, che la cultura della donazione va promossa con una adeguata comunicazione ed informazione ed ha annunciato che il 16 aprile, ci sarà la giornata nazionale della donazione di organi.
Con una informazione mirata, si potrà supportare il lavoro del Cnt. Le dichiarazioni di volontà alla donazione depositate al 31 dicembre 2022 utilizzando il sistema informativo trapianti, sono oltre 14 milioni e mezzo e con un 72% di consensi. Le dichiarazioni registrate nei Comuni italiani attraverso la carta di identità elettronica sono state oltre 2 milioni e mezzo con quasi il 70% dei consensi su il 55% dei cittadini che hanno accettato di registrare indicazioni a riguardo. I dati confermano che bisogna lavorare sulla percezione dei giovani tra i 18 e i 30 anni, troppo orientati verso il no, e sugli over 60, convinti erroneamente che la donazione sia spesso legata ad un fattore puramente anagrafico.