Il rapporto predisposto da Oxfam e Development e Finance International (Dfi) reso noto in occasione degli Annual Meetings del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale a Washington, ha illustrato un divario socio-economico crescente in molti paesi e soprattutto a causa del biennio pandemico, nei luoghi più vulnerabili, dove l’intervento pubblico di contrasto alle disuguaglianze, ha mostrato un bassissimo livello di risposta, comportando nella maggior parte dei casi, grave inadeguatezza.
Il documento, riportato sul sito dell’Associazione, analizza per 161 paesi le politiche fiscali e del lavoro, soffermandosi sull’impegno pubblico che riguarda sanità, istruzione, e protezione sociale, mettendo in evidenza che quasi la metà dei paesi analizzati (77) hanno messo in atto un taglio importante alla spesa sociale e il 70% dei paesi ha ridotto il budget destinato all’istruzione.
Soffermandoci sui punti salienti, il dossier evidenzia che due terzi dei paesi non hanno incrementato i salari minimi e 143 governi su 161 non hanno attuato manovre per tassare i redditi e i patrimoni più elevati di chi ha beneficiato della pandemia. Solo nel 2021 i paesi a basso reddito, a causa del debito pubblico interno ed estero, sono stati costretti ad impiegare il 27,5% delle risorse economiche pubbliche per ripagare le spese dei debiti contratti. Capitali enormi che corrispondono a 12 volte la spesa per la protezione sociale, a quattro volte la spesa destinata alla sanità e importi pari al doppio di quanto speso per l’istruzione.
A questa situazione si aggiunge il nuovo rapporto diffuso dalla rete ‘Loss and Damage Collaboration’, di cui Oxfam è parte, insieme ad altri numerosi ricercatori, decisori politici e attivisti provenienti da tutti i paesi del mondo, che lancia un allarme, già noto alle cronache, che interessa gli eventi climatici estremi che colpiscono in maniera indelebile 189 milioni di persone povere che vivono nei paesi in via di sviluppo. Secondo i dati, riportati da Ansa, nei primi 20 anni del secolo, 55 tra i Paesi più poveri del mondo hanno subìto perdite economiche a causa di eventi climatici estremi, per importi superiori a 500 miliardi e sempre secondo Oxfam, nella prima metà del 2022, sei dei colossi dell’industria mondiale dei combustibili fossili, hanno realizzando profitti superiori a 70 miliardi di dollari, facendone pagare il prezzo alle popolazioni dei paesi poveri con i disastri climatici. L’Africa, secondo i dati dell’African Development Bank, sta perdendo tra i 5 e il 15% di Pil procapite annuo a causa dei cambiamenti climatici, anche se solo il 4% delle emissioni inquinanti a livello globale, dipendono dal continente africano.